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martedì 7 dicembre 2010

NON HO AVUTO IL CORAGGIO DI INCONTRARE QUELLA MAMAN


“Salvare le maman…” facile a dirsi…


In margine a una puntata di “I fatti vostri”.

Sono stata invitata a partecipare ad una puntata de “I fatti vostri”, in onda il 3 dicembre su una questione molto delicata: la storia di una maman che chiede perdono.

L’idea di “salvare” le maman che molto spesso sono soltanto delle ex vittime della tratta, ce l’ho in testa da tempo e insieme alle mie collaboratrici, l’ho messa anche tra le proposte conclusive dell’indagine sulla realtà sommersa delle vittime della tratta.

E mi è già capitato di incontrarne, constatando che si tratta di trafficanti da quattro soldi, ragazze che hanno cercato di fare le furbe e si sono inguaiate.

Quando ho ricevuto l’invito a partecipare al programma tv sono stata contenta, pensando che in quella occasione avrei potuto contribuire a dire qualcosa di nuovo sul problema.

Ma avrei dovuto farlo in TV e io non sono sempre abbastanza brava, né in pubblico, né in tv a dire tutto quel che dovrei.

Pensando a quell’appuntamento mi sono tornate in mente tante cose, prima fra tutte il mio calvario in ospedale, dove sono finita dopo aver detto BASTA alla mia maman e dopo che lei ha incaricato degli energumeni di punirmi.

Quelli quasi mi ammazzano, quasi perdo un occhio,…quattro giorni di coma, mesi di convalescenza, e l’occhio mi da ancora problemi.

Salvare le maman, allora, non può voler dire raccogliere il pentimento di ogni ex maman che, dopo un periodo più o meno lungo di carcere e a fronte di un altro lungo periodo, pensa a ciò che ha fatto e piange.

Non ho trovato il coraggio di andare in TV e sono scappata di fronte a questa opportunità perché certe cose sono facili a dirsi, molto meno a farsi.

Ho poi guardato il programma, andato in onda senza la mia partecipazione ed ho visto le lacrime di questa ragazza nigeriana, condannata a sei anni, mica a sei mesi.

Piange perché le è stato tolto il figlio e non è giusto che lui paghi per gli errori della mamma.

Parole giuste. Tutti i detenuti piangono per i loro errori e quasi tutti non vorrebbero che i loro errori ricadessero sui figli.

Ma il pianto non può essere liberatorio se è riferito solo a se stessi…è umano che una mamma pianga la lontananza dei figli ed è umano che chi ascolta il suo pianto di mamma si commuova.

Ma se non ci sono lacrime vere per le ragazze che sono state sfruttate, non siamo di fronte ad un pentimento, ma solo ad un dolore umano ma inevitabile, perché una pena è giusta anche se il detenuto piange, e fino a quando on ha capito davvero le proprie colpe e non è pronto ad una vita nuova e diversa, la sua sofferenza merita rispetto, ma i suoi errori meritano di essere punito perché c’è qualcun altro che ha sofferto a causa di quelli.

Quante ragazze sono state sottomesse a quella maman e magari hanno sofferto e soffrono ancora; quante i figli non li avranno perché le violenze subito hanno tolto loro la fecondità; quante hanno avuto figli che le maman hanno tolto loro per usarli come strumento di ricatto, e quante maman sono rimaste impunite e libere potendosi nascondere dietro alla apparenza di essere buone madri.

Non sono andata in tv per la paura di essere troppo cattiva nei confronti di quella maman, ma anche per la paura di essere, invece, troppo scossa e commossa dalla sua situazione, poiché dietro ad una maman c’è sempre una ex vittima della tratta.

Per questo, però, mentre dimostro che 500 ragazze sono state uccise, mi riesce difficile andare in TV ad ascoltare come se niente fosse la sofferenza di una maman con il rischio di sembrare io la cattiva che non perdona e lei la disperata.

O di dimostrare, alla fin fine, di esser disperata cme lei e che, quindi, vittime e carnefici sono la stessa cosa.

In questa Italia siamo tutti o troppo razzisti o troppo tolleranti e, allora,può succedere quel che successo in tv, al programma e, cioè, che il pubblico mostra comprensione per la sofferenza di questa donna e se potesse votare per la sua liberazione lo farebbe subito, sull’onda di una emozione suscitata in TV.

Io emozioni in Tv ne ho trasmesse e ne ho vissute tante, ma non ho visto nessun cambiamento nell’opinione pubblica e nelle forze politiche, nelle associazioni, ecc. ecc., per cui ad un certo punto mi dico ma che ci vado a fare, solo a trasmettere la mia dose di emozioni e di dolore.

Non ho avuto il coraggio, questo mi dispiace.

Molte donne e molti amici mi dicono che sono coraggiosa, ma non è così.

Ho avuto coraggio quando ho affrontato l’ignoto e sono finita nella tratta. Ne ho avuto quando ho detto basta.

Non posso farmi forza ogni singolo giorno per affrontare sempre nuove situazioni, sempre nuovi drammi. Ho voglia di una vita normale.

Come dice Saviano, la mia opera più grande sarà ricostruirmi una vita normale.


Isokè

giovedì 12 agosto 2010

Silvia ... pensieri di Gigo

(una rarissima foto di Gigo durante la sua permanenza in Uganda mentre si occupava di ex bambini soldato ... rubata do intenet e che lui probabilmente ignora)

La nostra è una associazione laica, ma ... sulla strada conoscemmo Gigo un frate comboniano, con lui nacque una fraterna amicizia e una leale collaborazione, facemmo varie cose con lui, tra cui l'operazione "Silvia", oggi Gigo è in Africa, stà facendo il noviziato per diventare missionario comboniano, ogni tanto scrive, e questo ricordo di Silvia, questa interpretazione di Silvia, a noi laici, pone domande sull'essenza del suo Dio.

Strano, lo steso giorno che Silvia salì sull'aereo per tornare a casa, ormai libera, Gigo salì su un altro aereo per andare in Africa per afrontare le durissime prove imposte dai comboniani ai suoi missionari ... strana combinazione.


NON HO MAI PARLATO DI SILVIA
...e il suo Magnificat

Non ho mai avuto il tempo materiale di rielaborare, di fermarmi e festeggiare, non solo con le emozioni, ma con tutto ciò che sono e con tutto ciò in cui credo. Non ho cantato la liberazione di Silvia. Non ho potuto danzare la vita, celebrare la resurrezione di una donna, la Pasqua di un essere umano per via della mia partenza ma ora, a distanza di un anno lo faccio. Danzo a modo mio, con le parole. Silvia, non eri tra le ragazze con cui avevo più confidenza. Non mi fermavo mai da te perché ti trovavi in un punto pericoloso, troppe macchine e poco spazio per fermarmi. Forse, quel posto lo avevi scelto volutamente o forse è stato solo un dono della strada che non ti voleva schiava per molto. Quella notte non mi ero fermato per te, forse per quel tuo carattere schivo, timido e poco avvezzo alla notte. Non eri molto socievole e sicuramente non attiravi l’attenzione di uomini poco attenti alla tua dignità. Mi ricordo ancora la frase che mi hai detto, con quegli occhi che a stento trattenevano le lacrime: “ Pastor, I’m tired to sing against God!” , sono stanca di cantare contro Dio! La tua voce è fatta per cantare al tuo Dio e la tua amima ad esserele amica e a gioire ed esultare della sua presenza. È proprio qui che hai intonato il tuo Magnificat. Io non ti conoscevo ma tu sapevi chi ero, mi ero già fermato, ma sinceramente non mi ricordavo quando. “Voglio tornare a casa, aiutami ad andare a casa”. Era la prima volta che vedevo tanta voglia di riprendere a vivere, di ricolorare la libertà con tanto coraggio e determinazione.
Sei salita in macchia e mi hai raccontato al tua storia simile a mille altre storie, a tante vite storte tutte uguali e diverse allo stesso tempo come fiamme di candele davanti ad una statua di un santo. Quando ti abitui al brutto, non ti ricordi più che volto ha la meraviglia e confondi la vergogna con il successo, la morte con la vita. Questo è quello che capita a centinaia di tue sorelle Silvia, che si abituano alla schiavitù mentendo alla libertà che gli spetta e le aspetta, imbrattandosi così nei liquami putridi dei loro stessi trafficanti.
Per te non è stato cosi, tu non hai creduto alla morte addobbata a festa, non hai ceduto alle minacce dei tuoi aguzzini, non hai creduto alle loro bugie vestite di sogno, semplicemente perché hai avuto il coraggio di sognare davvero. Ti volevano far credere che eri finita sulla strada per volere di un dio spietato che aveva pensato per te questo destino. Ti hanno fatto promettere al loro dio di petrolio che non lo avresti mai tradido, non avresti mai disobbedito alla sua inesauribile sete della tua vergogna. Ti hanno imposto il male profumandolo di Dio, e questo purtoppo funziona, ma non con te, tu sentivi che cose grandi erano state pensate per te da Colui che non ti ha mai voluto schiava. Con te il loro sadico gioicattolo si è rotto, sono stati dispersi i loro progetti di morte dei superbi, degli arroganti, della mafia nigeriena e di tutte le mafie e il loro potere si è rivelato nella sua essenza....un nulla. Li hai vinti Silvia! I potenti sono stati rovesciati dai troni, e gli umili sono tornati a rendere la terra un posto umano. Insieme, quel sabato pomeriggio, siamo scappati e tutto ha ripreso il suo colore originario, primordiale. Il brutto ha lasciato il posto alla meraviglia, la schiavitù è svanita con il respiro della libertà, la morte ha perso la sua partita con la vita e Dio è tornato ad esser ciò che è sempre stato...il Dio della vita! La tua fame di vivere è stata ricolmata dei cibi e dei frutti della tua terra e nelle mani della tua madam ci sono 60.000 euro in meno, la ricca è stata rimandata a mani vuote. Ti sei dovuta nascondere per due settimane prima di poter tornare nella tua Africa, tra la tua gente. Ti sei lasciata nascondere perché ti sei fidata, hai aiutato il tuo Dio a soccorrerti e non hai mai perso la speranza, hai avuto l’audacia di credere nell’antica promessa di un Dio che ha voluto essere tuo alleato ...alleato per sempre. Sapevi di rischiare, ti stavano cercando per riportari nel sepoclo in cui vivevi da morta. Amici coraggiosi ti hanno aperto le porte di casa, anch’essi rischiando, ma si sa chi non rischia vive a metà e in quelle case la vita era piena, come lo è ora anche la tua. Ora sei libera. Ti sei liberata! Mi ricordo che quel venerdì notte in cui abbiamo deciso che il giono dopo, sabato, saresti “scappata”, tornando a casa ho dato l’ultimo sguardo al posto in cui eri obbligata a morire ogni notte. Il tuo fuoco bruciava ancora, ma senza di te. Era un dolce vuoto, una bellissima assenza, e ho pensato che non ti avrei più rivista e quel posto non ti avrebbe mai più avuta. Mai più! Era una sensazione strana, era notte e c’era silenzio, ma i colori erano già quelli dell’alba, l’ora in cui l’anima ringrazia e lo spirito esulta.

Diego (Gigo)

martedì 17 febbraio 2009

tanti granelli di polvere fanno una montagna


Molto, ma molto bello il lavoro fatto dalla associazione "Le Giraffe" di Parma LA PASSEGGIATA, vi invitiamo ha vedere il trailer e ha ... dare un'occhiata al loro sito:




LA PASSEGGIATA2009 - minidv“La passeggiata” interpreta una tra le “storie d’Italia” che nasce a Parma ai bordi della tratta delle schiave sessuali. La racconta, di sua iniziativa e attraverso la voce di un attore, un ex cliente che, frequentando l’ambiente da tempo, si è reso conto dei cambiamenti avvenuti negli ultimi anni. Dal racconto della vicenda, sfociata in una doppia liberazione, e dall’intervista alla narratrice emerge l’indifferenza generale verso una schiavitù nota a tutti.Da una storia vera un lavoro tra fiction, testimonianza e reportage, girato tra la Nigeria, Parma ed Aosta. (dalla loro presentazione)


Che dire!? Bravi!


lunedì 17 novembre 2008

Messaggio di Isokè Aikpitanyi "Associazione Vittime ed ex Vittime della Tratta"


NON E' VERO
Non è vero che per effetto del Decreto Carfagna il racket si sta spostando all'estero e se, davvero, comunque si stesse spostando dall'Italia verso in altri paesi europei, vorrebbe comunque dire che non si è risolto un bel niente: da sempre il traffico usa l'Europa intera per far arrivare e mettere in circolazione le proprie vittime, spostandole da un paese all'altro a seconda di quel che le contingenze impongono; la maggior parte delle ragazze che si trovano in Italia, sono passate attraverso Londra, la Francia, la Spagna e altri paesi sono diventati, via via, zona di arrivo o di smistamento o di riciclaggio. Spostare le vittime da una zona all'altra, da una città all'altra o da uno stato all'altro non risolve l'emergenza umanitaria che le riguarda.
Non è affatto vero che l'articolo 18 ha dato buoni frutti: chi si è applicato ad attuarlo ha fatto il possibile, ma quella era un'arma spuntata e se dopo tanti anni di applicazione, la situazione non è migliorata, tutti dovrebbero avvedersi che bisognava e bisogna modificarlo.
Non è affatto vero che le modalità di lotta alla tratta portate avanti dalla Associazione Papa Giovanni XXIII sono state risolutive: da Rimini la Papa Giovanni è riuscita a spostare le vittime clandestine nei paesi limitrofi, ma ben presto in strada ci sono finite le ragazze est-europee, non clandestine quindi non espellibili. E adesso le toglierà dalla strada, ma le spingerà nei bordelli e nei night.
Per effetto del decreto Carfagna le vittime sono sempre più vittime, sfruttate in luoghi chiusi nei quali nessuno (operatori, volontari, forze dell'ordine, preti) può più raggiungerle per assicurar loro interventi di riduzione del danno o vie di uscite.
Non è vero che, comunque, prostituirsi o esser sfruttate in luoghi chiusi sia meglio che esserlo in luoghi aperti: le violenze si consumano ovunque, ma dai luoghi chiusi nessuna può fuggire e le violenze più terribili, quelle che comprendono anche l'omicidio, nascono proprio dove non c'è via di fuga.
Le donne italiane denunciano che tra le mura domestiche si consumano efferate violenze; come mai nessuno le denuncia, come mai si pensa addirittura che – invece – sarebbero oggetto di denuncia le violenze subite da donne sfruttate e clandestine nei luoghi chiusi, se nessuno denuncia neppure le violenze contro le donne italiane?.
Nel frattempo, per timore di essere arrestate le ragazze clandestine fuggono alla vista della Polizia e finiscono travolte da auto in corsa che neppure si fermano a prestare soccorso; botte e omicidi nascono per effetto di un clima di impunità dovuto al silenzio dei media e delle associazioni: si scende in piazza per una discriminazione o una violenza e una offesa razzista, ma si tace sui sempre più numerosi omicidi di ragazze trafficate… più di dieci solo da Pasqua a Ferragosto, tre a Bari in strada in poche settimane, dee a Napoli – Caserta in pochi giorni.
Le ex vittime avranno sempre una possibilità di avvicinare le loro più sfortunate sorelle ancora trafficate, ma i pericoli da affrontare sono troppi.
I clienti possono fare molto, ma per troppi anni c'è chi ha continuato solo a criminalizzarli e chi, invece, li ha definiti potenziali risorsa utili contro la tratta, ma NESSUNO ha fatto qualcosa nella direzione clienti.
E su questo fronte tutto si sta riducendo alle multe…
E' indispensabile attuare iniziative che favoriscano l'intervento di ex vittime o, comunque, di operatrici pari o, comunque, di connazionali delle ragazze trafficate; ed è indispensabile anche attuare immediatamente progetti che riguardino i clienti.
Noi abbiamo portato avanti queste due tipologie di intervento, fin dalla nostra nascita, anzi siamo nati proprio perché, pur rispettando il lavoro della rete antitratta, avevamo capito che bisognava fare anche altro.
La nostra esperienza è a disposizione di tutti.
Intanto a Cremona è finito il processo contro i trafficanti: condanne esemplari, ma la maggior parte dei condannati ha ottenuto gli arresti domiciliari … non si dica allora che contro i trafficanti la legge c'è ed è dura … con quale coraggio le ragazze dovrebbero denunciare i trafficanti e le maman che restano ben presto liberi?
I nostri amici Vincent e Rose festeggiano oggi la nascita del loro primogenito JUSTICE … un grande augurio a loro anche per la speranza che hanno espresso scegliendo quel nome per il bimbo.
Non è vero, infine, che il Decreto Carfagna abbia comunque evidenziato l'urgenza di affrontare il problema, poiché invece, ha innescato il vergognoso tentativo di dimostrare che si combattono le prostitute in strada per salvare le schiave: tratta e prostituzione sono due cose diverse, connesse per certi versi, ma diverse.


Se la pensi come noi aderisci formalmente al Movimento d'opinione del Progetto la ragazza di Benin City.
Se vuoi discutere hai un blog a disposizione, se cerchi aiuto ci puoi trovare al tuo fianco, ma se sei un cliente o un papagiro che da anni cerca e frequenta ragazze, tieni per te le tue scelte, i tuoi comportamenti e i tuoi commenti, non aspettarti la nostra considerazione.
Se una ragazza ti ha ingannato, deluso, fregato e mollato, non difendere per questo la Carfagna, ma cerca e ritrova te stesso, nel profondo del tuo cuore, abbastanza forza per combattere la schiavitù, sempre pensando che le ragazze più difficili sono quelle che, più di altre, sono vittime.
Non credere alla leggenda metropolitana che con le retate, gli arresti, i rimpatri, le detenzioni, ecc. si risolva il problema della tratta.
Cerca nel blog voce ribelle.ilcannocchiale.it e nel blog di cattivi ragazzi il calendario intenso degli appuntamenti dei prossimi giorni in giro per l'Italia con il Progetto la ragazza di Benin City


(nel box: Isokè)

giovedì 13 novembre 2008

sfruttamento e favareggiamento alla prostituzione


Affittava i locali alle prostitute Arrestato un pensionato cagliaritano
L'uomo, un settantacinquenne, è ora accusato di reclutamento di prostitute, di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Erano almeno tre gli appartamenti gestiti a Quartu, nelle vie Marconi, Cilea e da Palestrina, dove l'attività di prostituzione veniva svolta sotto le mentite spoglie di centri benessere illegali
E' stato accusato di concessione di locali adibiti alla prostituzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, Sandrino Mascia, 75 anni, nato a Maracalagonis, ma residente a Quartu. L'uomo è ora agli arresti domiciliari in seguito a un'operazione condotta dopo lunghe indagini dai carabinieri di Cagliari. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l'uomo prendeva in affitto appartamenti da ignari coetanei e li concedeva a sua volta per 300 euro al mese a donne dai 19 ai 50 anni, italiane e straniere, che contattava tramite annunci su giornale rivolti ad aspiranti "aiutanti massaggiatori o massaggiatrici". Le donne, dopo una prova, venivano messe "al lavoro" negli appartamenti dove si svolgeva un'attività di "massaggio integrale" del costo di 50 euro e della durata di una ventina di minuti che si concludeva con un rapporto orale o, a volte, con rapporti sessuali completi. Mascia, oltre all'affitto mensile, intascava anche una quota tra i 30 e il 50 per cento dei guadagni. Erano almeno tre gli appartamenti gestiti a Quartu, nelle vie Marconi, Cilea e da Palestrina, dove l'attività di prostituzione veniva svolta sotto le mentite spoglie di centri benessere illegali. I clienti dei "massaggi", come riferito dal comandante del nucleo operativo radiomobile di Cagliari, tenente Davide Colajanni, erano uomini e donne di ogni provenienza ed età. (da L'unione Sarda.it, ma notizie simili le trovater su centinaia e centinaia di siti)

(nel box: foto dell'On. D. Santanchè, paladina della lotta alla prostituzione)

Ma davvero ci crediamo che stò meschino gestiva in proprio l'affare? A 75 anni? E chi forniva le ragazze? Ma davvero, davvero ci crediamo? Gli appartamenti e i locali trasformati in bordelli ormai sono migliaia, discreti, ben organizzati, sorvegliati dagli sfruttatori. Via dalle strade, troppa pubblicità, troppa visibilità, e poi, tutti quei rompicoglioni di preti e volontari vari che rompono le palle, e si, meglio un locale ben sorvegliato, ci entrino i volontari vari, ci entrino, una coltellata in una rissa ci può stare. Viva la Carfagna, lei si che ha capito tutto.

mercoledì 29 ottobre 2008

dopo la scuola, tocca a voi: prostitute e clienti








Dopo la scuola ora tocca alla "cocca" del cavaliere, non è mica giusto che la Gelmini abbia cuccato un mese di popolarità sulla distruzione dell'istruzione pubblica e la sua cocca sia rimasta in ombra, già ci ha anticipato che lei, la cocca, è come Santa Maria Goretti, che angelo, che cherubino, non vuoi regalargli un pochino di notorietà? E quale ribalta mediatica, lei, la cocca, paladina della pubblica moralità. Peccato che stia giocando con la vita delle persone, che nella pratica protegge e fa prosperare maman e schiavisti, che incancrenirà il problema e lo renderà ancora di più difficile contrasto.
Gli sfruttatori vari si sono già attrezzati, hanno investito cifre colossali in hotel appartati, hanno predisposto i nuovi bordelli con cura creando società fittizie, prestanomi compiacenti, loro tifano Carfagna noi no!

martedì 28 ottobre 2008

da Genova alle barbone


Mi ha colpito la manifestazione a Genova organizzata dall'associazione della Pia Grove per i diritti delle prostitute. Ideologicamente sono distantissimo dalla Grove, lei parte dalla presunzione che la prostituzione sia un diritto io che essenzialmente sia un problema di riduzione in schiavitù. Non sono e non mi sento un bacchettone (a che titolo poi? anch'io sono stato cliente), se una donna o un uomo vogliono liberamente e consapevolmente vendersi sono affari loro, fa parte delle libertà individuali inalienabili, ma il problema è quel "liberamente e consapevolmente". Quante donne si vendono liberamente e consapevolmente? Le cinesi? Considerate oggetti e merce schiavizzate dai loro stessi connazionali, le rumene? Rapite, e ammazzate di botte? Le nigeriane asservite e schiavizzate con la violenza e il ricatto? Insomma: quante sono le prostitute libere e consapevoli? l'1, il 2%? Le libere e consapevoli lavorano in appartamento, in locali referenziati, organizzate in agenzie patinate e di lusso mica per strada. Sulla strada, quelle che noi vediamo, sono le schiave e dovremmo ragionare in termini di liberazione non di repressione come fa la verginella Carfagna che dichiara che chi vende il proprio corpo gli fa orrore.


Una piccola polemica: conosco bene, molto bene, l'ambiente, più che prostitute, quelle di Genova, mi sembravano maman che proteggevano il loro mercato.


Il ruolo del cliente nella nostra filosofia: il cliente è l'unico contatto che una schiava ha, lei vive in un mondo a parte, il cliente è il suo mondo, la finestra da cui può vedere, o crede di vedere, ciò che la circonda. E cosa vede? Un mondo di pazzi, di psicopatici, di violenti, di stupratori ma ... anche di persone sensibili, problematiche, miti, deluse dalla vita, da relazioni sbagliate e altro ancora, ma che arrivano a porsi dei perchè. Certo, è solo una parte, e noi pensiamo che sia maggioritaria, ed è su di loro che noi puntiamo. Il cliente risorsa, il cliente che diventa attivo per la loro liberazione, il cliente che diventa un'arma contro la schiavitù.


Non è semplice, occorrono mesi di incontri, di discussioni, di confronto serrato, il loro atteggiamento cambia, diventano amici della ragazza prostituta, devono conquistare la loro fiducia, occorrono mesi anche per questo. Quando il lavoro riesce i risultati sono fantastici, è la ragazza, che non si sente più sola, a chiedere l'uscita, ad accettare di rischiare la fuga, entrare in comunità, cercare di costruirsi una vita vera.


Per ogni ragazza che esce ci vogliono mesi di lavoro a volte anni, mi fanno tenerezza i gruppi delle Sante Organizzazioni, escono sulla strada due volte al mese: mediatore culturale, psicologo, assistente sociale ... il meglio delle specializzazioni sociali, parlano con le ragazze e si stupiscono che queste non corrono nelle loro strutture, non capiscono perchè non vogliono liberarsi, sarebbe semplice, basterebbe che salgano in macchina con loro e che facciano una denuncina, già! Ma forse quel mediatore culturale non ha mai preso due coltellate oppure non ha mai visto bruciare la sua casa con dentro padre e madre. E così scatta il mercato, bisogna pure riempire i posti altrimenti si asciuga la mammella dei finanziamenti pubblici, i carabinieri fanno la retata e pongono l'ultimatum: espulsione o comunità, ovvio: comunità. E poi si lamentano che le prostitute/schiave non vogliono uscire dal giro, anzi, scappano alla prima occasione.


Stiamo divagando, ma su questo argomento conto di ritornare.


C'è un altro argomento che vorrei inserire. Cosa succede a una prostituta dopo i trenta? Nessuno la vuole più, neanche le maman, non rendono il pane che mangiano! Già che succede? Avete notate che crescono le donne di colore che chiedono l'elemosina, oppure che in zone militari crescono esponenzialmente, i soldatini possono spendere anche 10 € a botta, vedere cosa succede a Piacenza, per esempio, per capire. Le vecchie nessuno le vuole, è un problema che ci troveremo ad affrontare a breve, nel giro di una decina di anni le sfigate, quelle che non hanno preso coscenza di se, quelle culturalmente non autosufficenti, quelle che sono fuori di testa per gli stupri e la vita di violenza subita, che ne faremo? Le rimanderemo in Africa come rifiuti speciali non smaltibili in patria? Che mondo infame!


GC


giovedì 9 ottobre 2008

prostituzione: le radici profonde

Chi sono i maggiori consumatori di prostituzione? Lo sapevate che sono gli ebrei ortodossi, si, quelli con il vestito stile '800 e i boccoli. Riflettendo su questo fatto si va alla radice culturale del problema: "non disperdere il seme" sta scritto, come si fa? Semplice, si ricorre a una prostituta e ci si salva l'anima! Ed è alla base dell'uso cristiano delle prostitute, mentre nella cultura greca e poi romana si ammantava di una certa sacralità, gli ebrei prima e i cristiani dopo riducono il tutto in un lavandino dove scaricare lo sperma in eccesso, certo con qualche pudore e qualche vergogna perchè ci si rende conto che c'è qualcosa di sbagliato nel ragionamento, ma la giustificazione è forte: non peccare contro la parola di Dio, e chi sono io per condannare chi combatte contro il peccato?
Non è così lineare naturalmente, ma le (nostre) basi culturali sono queste. I secoli corrono, i costumi evolvono ... la prostituzione resta intatta. Non cambia il concetto, la femmina (non la donna) è un lavandino, ci si seve e si scarica lo sporco, tutto in fogna, nessuno vede niente, nessuno va oltre l'atto fisico, eppure un tale Gesù di Nazaret ci prova a farci ragionare sulla questione, ci parla e ci tramanda una tale Maria detta la Maddalena, niente, cervelli all'ammasso su questo tema.
Sino ad oggi ... già sino ad oggi (e per oggi intendo l'ultimo mezzo secolo). Le donne riescono a farsi sentire, i gai bordelli, luogo di giustificazione della borghesia ottocentesca, scompaiono, ma non scompare il problema, i maschi non demordono, non è più un problema culturale, è un bisogno nuovo, qualcosa che si accompagna all'evoluzione sociale, il bisogno di possedere, dominare, umiliare, oppure, sempre più spesso, mitigare la propria solitudine, le proprie debolezze ... e chi più di una prostituta si presta allo scopo, basta pagare, è una merce, e le merci non hanno anima.
Più sale la competizione e la fatica di vivere più cresce la domanda. Qui succede un fatto nuovo, la criminalità fiuta l'affare, ragazze dell'est, a migliaia, vengono raggirate, rapite, ricattate, finiscono in veri campi di prigionia tra le montagne dell'Albania, nasce un grande e moderno mercato delle schiave, dopo quasi 150 anni dalla sua morte, lo schiavismo torna alla grande, poi è la volta delle africane, delle sudamericane, delle cinesi e altre, altre ancora. I mercati si globalizzano, Londra, Atene, Parigi ... diventano i moderni carovanserragli. E' un affare colossale, l'occidente cristiano, il più recettivo sul tema, si popola di queste prostitute-schiave, a nulla valgono le misure adottate per contrastare la schiavitù, i trafficanti controllano i sistemi, pagano, corrompono, uccidono, evolvono, si alleano in mafie internazionali o si frantumano per sfuggire alle Leggi! Il sistema è cambiato, non più ceppi e catene di metallo, ma catene economiche, psicologiche, ricatti reali, uccisioni, torture esemplari, le vittime ridotte a complici con la promessa di una schiavitù a tempo, portami i soldi, raggira, imbroglia, menti, portami i soldi e ti lascerò libera.
Uno scenario apocalittico ... e appaiono ridicoli personaggi sulla faccia della storia, nani e ballerine, come la Carfagna, la Santanchè, Gentilini, Borghezio ... , personaggi che speculano sulla paura della gente, che indirizzano le loro incapacità, la loro ignoranza socile, la loro inadeguatezza culturale in un unica direzione: l'odio e l'intolleranza. Ma la criminalità è capace, studia e ricerca, capisce i fenomeni sociali, questi personaggi fanno il loro gioco, prostitute via dalle strade? E l'Europa (Italia in testa) si copre di un mantello di hotel, gli affari crescono, le schiave rendono di più, entra il giro della droga da consumare in una comoda stanza, offerta da una compiacente schiava-prostituta.
Che fare? Lo schiavismo si combatte con operazioni culturali tendenti a far recepire il problema in tutta la sua interezza, in questa battaglia siamo in pochi, la Chiesa è assente quando non ambigua, i governi (il nostro in primis) indifferenti, quella che pomposamente si identifica nella società civile è disorientata e impotente, si siamo soli, soli di fronte a un problema immane ... eppure, eppure ... qualcosa si muove, briciole, schegge di consapevolezza appaiano, la fiammella arde, c'è ancora speranza!

lunedì 6 ottobre 2008

non c'è emergenza, parola di ministro

Mhà! C'è da essere veramente perplessi a sentire un ministro della repubblica dichiarare che non c'è nessuna emergenza razzismo. Solo singoli episodi! Quando c'è emergenza? Come si capisce quando si passa dai singoli episodi all'emergenza? Cento casi? mille? Diecimila?
Eppure da meno di dieci casi di criminalità commessi da immigrati si è passati a una emergenza nazionale spaventosa, giornali, tv, tutto il centrodestra a urlare che era emergenza, sono riusciti a terrorizzare mezza italia con i loro allarmi (e a farli votare per loro), e forse, forse ... ora si scopre che era una menzogna. Pian piano la gente incomincia a capire che è stata presa in giro, che la vera emergenza è quella delle mafie che sparano e uccidono in tutta italia, è quella delle mafie che corrompono l'intero sistema socile e civili di questo sventurato paese, ormai non c'è territorio, da Cuneo a Trieste, da Bolzano a Palermo dove non ci siano malaffari tenuti in piedi da famiglie e bande organizzate. Ma le famiglie e le bande votano, versano soldi ai politici, pagano tangenti e mantengono le caste ... gli immigrati no! Meglio addossare a loro le colpe, se la gente ha paura di loro nessuno nota le manovre criminali di italianissimi delinquenti.
Certo! Nessuno nega che anche tra i nuovi poveri (gli immigrati) prosperano delinquenti e farabutti, Ma il problema è un altro: chi ruba deve andare in galera, punto e basta! Usare gli immigrati per coprire le criminalità e le corruttele nazionale è da bastardi.
Altri pensieri e una proposta: In una recente puntata dell'infedele di Lerner l'ultra razzista Borghezio ha lanciato la solita accusa contro gli immigrati "ci portano via il lavoro". Ieri seguendo la trasmissione "alle falde del Kilimangiaro" della Licia (sempre bellissima malgrado gli ...anta) ho scoperto che nelle stalle italiane ci lavorano solo indiani. Ho pensato: ma quanti ragazzi italiani sorebbero disposti ha fare lo stesso mestiere? Pulire le vacche, curarle, nutrirle, mungerle ... la proposta è la seguente: facciamo una retata, in una città qualunque, di tutti quei perdigiorno che sprecano la vita tra il bar e le corse in motorino e mandiamoli a pulire le vacche, per ogni ragazzo italiano che accetta cacciamo via un indiano (così diminuiamo il numero degli immigrati). C'è il problema di quelli che non accetteranno, che fare? Bhè semplice, mandiamoli in India al posto degli immigrati, magari li, la smettono di spaccarci le balle con i loro puzzolenti motorini.

lunedì 22 settembre 2008

l'urlo di Saviano

E' impressionante l'urlo di Saviano ai suoi concittadini, impressionante come descrive, con nome e cognome, gli assassini. Quelli che uccidono senza pietà, quelli che ammazzano solo per dimostrare di esistere ... ammazzano per un nulla, massacrano donne, bambini, tutto ciò che capita a tiro. Ma più impressionante la descrizione, la denuncia della loro alleata più forte: la mafia nigeriana che schiavizza i suoi connazionali. Sono anni che "urliamo" questa verità, sulla strada migliaia di schiave, sfruttate in tutto, schiave che devono produrre profitto per finanziare il cartello della droga e del traffico d'armi, schiave che devono produrre per permettere ai loro sfruttatori di comprarsi avvocati, politici, immunità locali e internazionali. La "puttana" rischia di rimetterci la pelle ogni notte, loro sono invisibili negli alberghi di lusso protetti dai fruppi di fuoco dei delinquenti nostrani. E' potetica la nostra ministra Carfagna, sono patetici i giornali che hanno salutato la sua riforma della prostituzione come la panacea di ogni male, o idioti! La Carfagna, e purtroppo non solo lei, ma tutto il viscidume perbenista che la contorna, parte dalla convinzione che chi fa la "puttana" lo fa per libera scelta, che lo fa per soldi, qualche anno, una si mette via un gruzzoletto e poi torna a casa felice, imbecilli! La prostituzione è sinonimo di schiavismo e gli schiavi non hanno nessun diritto, spostare le prostitute dalle strade in case o alberghi (gli albergatori ringraziano) significa solo più sfruttamento, solo più denaro che arriva alla mafia nigeriana e nostrana. Non sono contro la prostituzione, se una donna o un uomo vogliono usare il proprio corpo per farci soldi (l'ha fatto, per sua ammissione, anche la ministra Carfagna) sono fatti loro, ma il tutto deve essere libero e consapevole, vi pare che le ragazze nigeriane siano libere e consapevoli? Lo scopo, qui, e in questo luogo, è discutere questi problemi, sentite l'urlo che sale dalla strada, riuscite a sentirlo?