mercoledì 29 ottobre 2008

dopo la scuola, tocca a voi: prostitute e clienti








Dopo la scuola ora tocca alla "cocca" del cavaliere, non è mica giusto che la Gelmini abbia cuccato un mese di popolarità sulla distruzione dell'istruzione pubblica e la sua cocca sia rimasta in ombra, già ci ha anticipato che lei, la cocca, è come Santa Maria Goretti, che angelo, che cherubino, non vuoi regalargli un pochino di notorietà? E quale ribalta mediatica, lei, la cocca, paladina della pubblica moralità. Peccato che stia giocando con la vita delle persone, che nella pratica protegge e fa prosperare maman e schiavisti, che incancrenirà il problema e lo renderà ancora di più difficile contrasto.
Gli sfruttatori vari si sono già attrezzati, hanno investito cifre colossali in hotel appartati, hanno predisposto i nuovi bordelli con cura creando società fittizie, prestanomi compiacenti, loro tifano Carfagna noi no!

martedì 28 ottobre 2008

da Genova alle barbone


Mi ha colpito la manifestazione a Genova organizzata dall'associazione della Pia Grove per i diritti delle prostitute. Ideologicamente sono distantissimo dalla Grove, lei parte dalla presunzione che la prostituzione sia un diritto io che essenzialmente sia un problema di riduzione in schiavitù. Non sono e non mi sento un bacchettone (a che titolo poi? anch'io sono stato cliente), se una donna o un uomo vogliono liberamente e consapevolmente vendersi sono affari loro, fa parte delle libertà individuali inalienabili, ma il problema è quel "liberamente e consapevolmente". Quante donne si vendono liberamente e consapevolmente? Le cinesi? Considerate oggetti e merce schiavizzate dai loro stessi connazionali, le rumene? Rapite, e ammazzate di botte? Le nigeriane asservite e schiavizzate con la violenza e il ricatto? Insomma: quante sono le prostitute libere e consapevoli? l'1, il 2%? Le libere e consapevoli lavorano in appartamento, in locali referenziati, organizzate in agenzie patinate e di lusso mica per strada. Sulla strada, quelle che noi vediamo, sono le schiave e dovremmo ragionare in termini di liberazione non di repressione come fa la verginella Carfagna che dichiara che chi vende il proprio corpo gli fa orrore.


Una piccola polemica: conosco bene, molto bene, l'ambiente, più che prostitute, quelle di Genova, mi sembravano maman che proteggevano il loro mercato.


Il ruolo del cliente nella nostra filosofia: il cliente è l'unico contatto che una schiava ha, lei vive in un mondo a parte, il cliente è il suo mondo, la finestra da cui può vedere, o crede di vedere, ciò che la circonda. E cosa vede? Un mondo di pazzi, di psicopatici, di violenti, di stupratori ma ... anche di persone sensibili, problematiche, miti, deluse dalla vita, da relazioni sbagliate e altro ancora, ma che arrivano a porsi dei perchè. Certo, è solo una parte, e noi pensiamo che sia maggioritaria, ed è su di loro che noi puntiamo. Il cliente risorsa, il cliente che diventa attivo per la loro liberazione, il cliente che diventa un'arma contro la schiavitù.


Non è semplice, occorrono mesi di incontri, di discussioni, di confronto serrato, il loro atteggiamento cambia, diventano amici della ragazza prostituta, devono conquistare la loro fiducia, occorrono mesi anche per questo. Quando il lavoro riesce i risultati sono fantastici, è la ragazza, che non si sente più sola, a chiedere l'uscita, ad accettare di rischiare la fuga, entrare in comunità, cercare di costruirsi una vita vera.


Per ogni ragazza che esce ci vogliono mesi di lavoro a volte anni, mi fanno tenerezza i gruppi delle Sante Organizzazioni, escono sulla strada due volte al mese: mediatore culturale, psicologo, assistente sociale ... il meglio delle specializzazioni sociali, parlano con le ragazze e si stupiscono che queste non corrono nelle loro strutture, non capiscono perchè non vogliono liberarsi, sarebbe semplice, basterebbe che salgano in macchina con loro e che facciano una denuncina, già! Ma forse quel mediatore culturale non ha mai preso due coltellate oppure non ha mai visto bruciare la sua casa con dentro padre e madre. E così scatta il mercato, bisogna pure riempire i posti altrimenti si asciuga la mammella dei finanziamenti pubblici, i carabinieri fanno la retata e pongono l'ultimatum: espulsione o comunità, ovvio: comunità. E poi si lamentano che le prostitute/schiave non vogliono uscire dal giro, anzi, scappano alla prima occasione.


Stiamo divagando, ma su questo argomento conto di ritornare.


C'è un altro argomento che vorrei inserire. Cosa succede a una prostituta dopo i trenta? Nessuno la vuole più, neanche le maman, non rendono il pane che mangiano! Già che succede? Avete notate che crescono le donne di colore che chiedono l'elemosina, oppure che in zone militari crescono esponenzialmente, i soldatini possono spendere anche 10 € a botta, vedere cosa succede a Piacenza, per esempio, per capire. Le vecchie nessuno le vuole, è un problema che ci troveremo ad affrontare a breve, nel giro di una decina di anni le sfigate, quelle che non hanno preso coscenza di se, quelle culturalmente non autosufficenti, quelle che sono fuori di testa per gli stupri e la vita di violenza subita, che ne faremo? Le rimanderemo in Africa come rifiuti speciali non smaltibili in patria? Che mondo infame!


GC


giovedì 9 ottobre 2008

tanto per non dimenticare


Scusate, ma dato che siamo "cattivi ragazzi" una ripassatina a chi è la Carfagna bisogna pure darlo altrimenti la memoria si atrofizza.

prostituzione: le radici profonde

Chi sono i maggiori consumatori di prostituzione? Lo sapevate che sono gli ebrei ortodossi, si, quelli con il vestito stile '800 e i boccoli. Riflettendo su questo fatto si va alla radice culturale del problema: "non disperdere il seme" sta scritto, come si fa? Semplice, si ricorre a una prostituta e ci si salva l'anima! Ed è alla base dell'uso cristiano delle prostitute, mentre nella cultura greca e poi romana si ammantava di una certa sacralità, gli ebrei prima e i cristiani dopo riducono il tutto in un lavandino dove scaricare lo sperma in eccesso, certo con qualche pudore e qualche vergogna perchè ci si rende conto che c'è qualcosa di sbagliato nel ragionamento, ma la giustificazione è forte: non peccare contro la parola di Dio, e chi sono io per condannare chi combatte contro il peccato?
Non è così lineare naturalmente, ma le (nostre) basi culturali sono queste. I secoli corrono, i costumi evolvono ... la prostituzione resta intatta. Non cambia il concetto, la femmina (non la donna) è un lavandino, ci si seve e si scarica lo sporco, tutto in fogna, nessuno vede niente, nessuno va oltre l'atto fisico, eppure un tale Gesù di Nazaret ci prova a farci ragionare sulla questione, ci parla e ci tramanda una tale Maria detta la Maddalena, niente, cervelli all'ammasso su questo tema.
Sino ad oggi ... già sino ad oggi (e per oggi intendo l'ultimo mezzo secolo). Le donne riescono a farsi sentire, i gai bordelli, luogo di giustificazione della borghesia ottocentesca, scompaiono, ma non scompare il problema, i maschi non demordono, non è più un problema culturale, è un bisogno nuovo, qualcosa che si accompagna all'evoluzione sociale, il bisogno di possedere, dominare, umiliare, oppure, sempre più spesso, mitigare la propria solitudine, le proprie debolezze ... e chi più di una prostituta si presta allo scopo, basta pagare, è una merce, e le merci non hanno anima.
Più sale la competizione e la fatica di vivere più cresce la domanda. Qui succede un fatto nuovo, la criminalità fiuta l'affare, ragazze dell'est, a migliaia, vengono raggirate, rapite, ricattate, finiscono in veri campi di prigionia tra le montagne dell'Albania, nasce un grande e moderno mercato delle schiave, dopo quasi 150 anni dalla sua morte, lo schiavismo torna alla grande, poi è la volta delle africane, delle sudamericane, delle cinesi e altre, altre ancora. I mercati si globalizzano, Londra, Atene, Parigi ... diventano i moderni carovanserragli. E' un affare colossale, l'occidente cristiano, il più recettivo sul tema, si popola di queste prostitute-schiave, a nulla valgono le misure adottate per contrastare la schiavitù, i trafficanti controllano i sistemi, pagano, corrompono, uccidono, evolvono, si alleano in mafie internazionali o si frantumano per sfuggire alle Leggi! Il sistema è cambiato, non più ceppi e catene di metallo, ma catene economiche, psicologiche, ricatti reali, uccisioni, torture esemplari, le vittime ridotte a complici con la promessa di una schiavitù a tempo, portami i soldi, raggira, imbroglia, menti, portami i soldi e ti lascerò libera.
Uno scenario apocalittico ... e appaiono ridicoli personaggi sulla faccia della storia, nani e ballerine, come la Carfagna, la Santanchè, Gentilini, Borghezio ... , personaggi che speculano sulla paura della gente, che indirizzano le loro incapacità, la loro ignoranza socile, la loro inadeguatezza culturale in un unica direzione: l'odio e l'intolleranza. Ma la criminalità è capace, studia e ricerca, capisce i fenomeni sociali, questi personaggi fanno il loro gioco, prostitute via dalle strade? E l'Europa (Italia in testa) si copre di un mantello di hotel, gli affari crescono, le schiave rendono di più, entra il giro della droga da consumare in una comoda stanza, offerta da una compiacente schiava-prostituta.
Che fare? Lo schiavismo si combatte con operazioni culturali tendenti a far recepire il problema in tutta la sua interezza, in questa battaglia siamo in pochi, la Chiesa è assente quando non ambigua, i governi (il nostro in primis) indifferenti, quella che pomposamente si identifica nella società civile è disorientata e impotente, si siamo soli, soli di fronte a un problema immane ... eppure, eppure ... qualcosa si muove, briciole, schegge di consapevolezza appaiano, la fiammella arde, c'è ancora speranza!

lunedì 6 ottobre 2008

non c'è emergenza, parola di ministro

Mhà! C'è da essere veramente perplessi a sentire un ministro della repubblica dichiarare che non c'è nessuna emergenza razzismo. Solo singoli episodi! Quando c'è emergenza? Come si capisce quando si passa dai singoli episodi all'emergenza? Cento casi? mille? Diecimila?
Eppure da meno di dieci casi di criminalità commessi da immigrati si è passati a una emergenza nazionale spaventosa, giornali, tv, tutto il centrodestra a urlare che era emergenza, sono riusciti a terrorizzare mezza italia con i loro allarmi (e a farli votare per loro), e forse, forse ... ora si scopre che era una menzogna. Pian piano la gente incomincia a capire che è stata presa in giro, che la vera emergenza è quella delle mafie che sparano e uccidono in tutta italia, è quella delle mafie che corrompono l'intero sistema socile e civili di questo sventurato paese, ormai non c'è territorio, da Cuneo a Trieste, da Bolzano a Palermo dove non ci siano malaffari tenuti in piedi da famiglie e bande organizzate. Ma le famiglie e le bande votano, versano soldi ai politici, pagano tangenti e mantengono le caste ... gli immigrati no! Meglio addossare a loro le colpe, se la gente ha paura di loro nessuno nota le manovre criminali di italianissimi delinquenti.
Certo! Nessuno nega che anche tra i nuovi poveri (gli immigrati) prosperano delinquenti e farabutti, Ma il problema è un altro: chi ruba deve andare in galera, punto e basta! Usare gli immigrati per coprire le criminalità e le corruttele nazionale è da bastardi.
Altri pensieri e una proposta: In una recente puntata dell'infedele di Lerner l'ultra razzista Borghezio ha lanciato la solita accusa contro gli immigrati "ci portano via il lavoro". Ieri seguendo la trasmissione "alle falde del Kilimangiaro" della Licia (sempre bellissima malgrado gli ...anta) ho scoperto che nelle stalle italiane ci lavorano solo indiani. Ho pensato: ma quanti ragazzi italiani sorebbero disposti ha fare lo stesso mestiere? Pulire le vacche, curarle, nutrirle, mungerle ... la proposta è la seguente: facciamo una retata, in una città qualunque, di tutti quei perdigiorno che sprecano la vita tra il bar e le corse in motorino e mandiamoli a pulire le vacche, per ogni ragazzo italiano che accetta cacciamo via un indiano (così diminuiamo il numero degli immigrati). C'è il problema di quelli che non accetteranno, che fare? Bhè semplice, mandiamoli in India al posto degli immigrati, magari li, la smettono di spaccarci le balle con i loro puzzolenti motorini.