giovedì 12 agosto 2010

Silvia ... pensieri di Gigo

(una rarissima foto di Gigo durante la sua permanenza in Uganda mentre si occupava di ex bambini soldato ... rubata do intenet e che lui probabilmente ignora)

La nostra è una associazione laica, ma ... sulla strada conoscemmo Gigo un frate comboniano, con lui nacque una fraterna amicizia e una leale collaborazione, facemmo varie cose con lui, tra cui l'operazione "Silvia", oggi Gigo è in Africa, stà facendo il noviziato per diventare missionario comboniano, ogni tanto scrive, e questo ricordo di Silvia, questa interpretazione di Silvia, a noi laici, pone domande sull'essenza del suo Dio.

Strano, lo steso giorno che Silvia salì sull'aereo per tornare a casa, ormai libera, Gigo salì su un altro aereo per andare in Africa per afrontare le durissime prove imposte dai comboniani ai suoi missionari ... strana combinazione.


NON HO MAI PARLATO DI SILVIA
...e il suo Magnificat

Non ho mai avuto il tempo materiale di rielaborare, di fermarmi e festeggiare, non solo con le emozioni, ma con tutto ciò che sono e con tutto ciò in cui credo. Non ho cantato la liberazione di Silvia. Non ho potuto danzare la vita, celebrare la resurrezione di una donna, la Pasqua di un essere umano per via della mia partenza ma ora, a distanza di un anno lo faccio. Danzo a modo mio, con le parole. Silvia, non eri tra le ragazze con cui avevo più confidenza. Non mi fermavo mai da te perché ti trovavi in un punto pericoloso, troppe macchine e poco spazio per fermarmi. Forse, quel posto lo avevi scelto volutamente o forse è stato solo un dono della strada che non ti voleva schiava per molto. Quella notte non mi ero fermato per te, forse per quel tuo carattere schivo, timido e poco avvezzo alla notte. Non eri molto socievole e sicuramente non attiravi l’attenzione di uomini poco attenti alla tua dignità. Mi ricordo ancora la frase che mi hai detto, con quegli occhi che a stento trattenevano le lacrime: “ Pastor, I’m tired to sing against God!” , sono stanca di cantare contro Dio! La tua voce è fatta per cantare al tuo Dio e la tua amima ad esserele amica e a gioire ed esultare della sua presenza. È proprio qui che hai intonato il tuo Magnificat. Io non ti conoscevo ma tu sapevi chi ero, mi ero già fermato, ma sinceramente non mi ricordavo quando. “Voglio tornare a casa, aiutami ad andare a casa”. Era la prima volta che vedevo tanta voglia di riprendere a vivere, di ricolorare la libertà con tanto coraggio e determinazione.
Sei salita in macchia e mi hai raccontato al tua storia simile a mille altre storie, a tante vite storte tutte uguali e diverse allo stesso tempo come fiamme di candele davanti ad una statua di un santo. Quando ti abitui al brutto, non ti ricordi più che volto ha la meraviglia e confondi la vergogna con il successo, la morte con la vita. Questo è quello che capita a centinaia di tue sorelle Silvia, che si abituano alla schiavitù mentendo alla libertà che gli spetta e le aspetta, imbrattandosi così nei liquami putridi dei loro stessi trafficanti.
Per te non è stato cosi, tu non hai creduto alla morte addobbata a festa, non hai ceduto alle minacce dei tuoi aguzzini, non hai creduto alle loro bugie vestite di sogno, semplicemente perché hai avuto il coraggio di sognare davvero. Ti volevano far credere che eri finita sulla strada per volere di un dio spietato che aveva pensato per te questo destino. Ti hanno fatto promettere al loro dio di petrolio che non lo avresti mai tradido, non avresti mai disobbedito alla sua inesauribile sete della tua vergogna. Ti hanno imposto il male profumandolo di Dio, e questo purtoppo funziona, ma non con te, tu sentivi che cose grandi erano state pensate per te da Colui che non ti ha mai voluto schiava. Con te il loro sadico gioicattolo si è rotto, sono stati dispersi i loro progetti di morte dei superbi, degli arroganti, della mafia nigeriena e di tutte le mafie e il loro potere si è rivelato nella sua essenza....un nulla. Li hai vinti Silvia! I potenti sono stati rovesciati dai troni, e gli umili sono tornati a rendere la terra un posto umano. Insieme, quel sabato pomeriggio, siamo scappati e tutto ha ripreso il suo colore originario, primordiale. Il brutto ha lasciato il posto alla meraviglia, la schiavitù è svanita con il respiro della libertà, la morte ha perso la sua partita con la vita e Dio è tornato ad esser ciò che è sempre stato...il Dio della vita! La tua fame di vivere è stata ricolmata dei cibi e dei frutti della tua terra e nelle mani della tua madam ci sono 60.000 euro in meno, la ricca è stata rimandata a mani vuote. Ti sei dovuta nascondere per due settimane prima di poter tornare nella tua Africa, tra la tua gente. Ti sei lasciata nascondere perché ti sei fidata, hai aiutato il tuo Dio a soccorrerti e non hai mai perso la speranza, hai avuto l’audacia di credere nell’antica promessa di un Dio che ha voluto essere tuo alleato ...alleato per sempre. Sapevi di rischiare, ti stavano cercando per riportari nel sepoclo in cui vivevi da morta. Amici coraggiosi ti hanno aperto le porte di casa, anch’essi rischiando, ma si sa chi non rischia vive a metà e in quelle case la vita era piena, come lo è ora anche la tua. Ora sei libera. Ti sei liberata! Mi ricordo che quel venerdì notte in cui abbiamo deciso che il giono dopo, sabato, saresti “scappata”, tornando a casa ho dato l’ultimo sguardo al posto in cui eri obbligata a morire ogni notte. Il tuo fuoco bruciava ancora, ma senza di te. Era un dolce vuoto, una bellissima assenza, e ho pensato che non ti avrei più rivista e quel posto non ti avrebbe mai più avuta. Mai più! Era una sensazione strana, era notte e c’era silenzio, ma i colori erano già quelli dell’alba, l’ora in cui l’anima ringrazia e lo spirito esulta.

Diego (Gigo)

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