giovedì 28 maggio 2009

Sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912




“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano
perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.

Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.

Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.

Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.

Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.


I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o,addirittura, attività criminali.”

(Dalla relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano
sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912)


Questa relazione dovrebbe far capire,a chi,forse non ci è ancora arrivato, che il fenomeno dell'immigrazione esiste da sempre e anche noi italiani (e non solo quelli del sud come banalmente si dice) ne siamo stati i protagonisti nel bene e nel male e abbiamo portato con noi i lati negativi e positivi della nostra cultura e della nostra società...






Il vero ruolo dei missionari all'epoca coloniale

I missionari hanno davvero evangelizzato i Neri o hanno molto semplicemente servito gli interessi delle potenze coloniali? Per farci un'idea sul ruolo dei missionari all'epoca coloniale, dobbiamo volgere l'attenzione sulla dichiarazione fatta nel 1920 da Jules Renquin, ministro delle colonie belghe nel Congo belga .

Questo fu il suo discorso di benvenuto ai missionari arrivati in Africa in quella data: “Reverendi padri e cari compatrioti, siate i benvenuti nella nostra seconda patria, il Congo belga. Il compito che siete invitati a svolgere è molto delicato e richiede molto tatto. Sacerdoti, voi certo venite per evangelizzare. Ma questa evangelizzazione deve ispirarsi al nostro grande principio: tutto innanzitutto per gli interessi della metropoli (il Belgio). Lo scopo essenziale della vostra missione non è affatto di insegnare ai neri a conoscere Dio. Lo conoscono già. Parlano e si sottomettono a uno Nzamb o a un Nvindi-Mukulu e a chi so io. Sanno che uccidere, rubare, calunniare, ingiuriare è sbagliato. Abbiate il coraggio di riconoscerlo, non venite per insegnare loro ciò che già sanno. Il vostro ruolo è essenzialmente quello di facilitare il compito degli amministratori e degli industriali. Ciò significa che interpreterete il vangelo nel modo che meglio serva i nostri interessi in questa parte del mondo.

Per farlo, baderete fra le altre cose a:

- Fare in modo che i selvaggi si disinteressino delle ricchezze materiali di cui trabocca il loro suolo e sottosuolo, per evitare che interessandosene ci facciano concorrenza e sognino un giorno di farci sloggiare. La vostra conoscenza del Vangelo vi permetterà di trovare facilmente dei testi che raccomandano e fanno amare la povertà. Ad esempio: “ Beati i poveri di spirito, perch di essi è il regno dei cieli” e “E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno di Dio”.
Farete quindi di tutto affinch questi Negri abbiano paura di arricchirsi se vorranno meritare il cielo. - Contenerli per evitare che si rivoltino. Gli amministratori come gli industriali si vedranno obbligati di tanto in tanto, per farsi temere, a ricorrere alla violenza (ingiuriare, picchiare..). Bisognerà che i Negri non replichino o nutriscano sentimenti di vendetta. A questo fine, insegnerete loro a sopportare tutto. Commenterete e li inviterete a seguire l'esempio di tutti i santi che hanno porto l'altra guancia, che hanno perdonato le offese, che hanno accolto senza trasalire gli sputi e gli insulti.

- Allontanarli da e far loro disprezzare tutto ciò che potrebbe donar loro il coraggio di affrontarci. Mi riferisco particolarmente ai loro numerosi feticci di guerra che essi pretendono che li rendano invulnerabili. Dato che i vecchi non intenderanno abbandonarli, poich presto scompariranno, la vostra azione deve indirizzarsi soprattutto ai giovani.

- Insistere particolarmente su sottomissione e obbedienza cieche. Queste virtù sono meglio seguite in assenza di spirito critico. Quindi evitate di sviluppare uno spirito critico nelle vostre scuole.

- Insegnate loro a credere, non a ragionare. Istituite per loro un sistema di confessione che farà di voi dei buoni detective per denunciare qualsiasi nero che sviluppi una presa di coscienza e che rivendichi l'indipendenza nazionale.

- Insegnate loro una dottrina di cui voi stessi non metterete in pratica i principi. E se vi chiederanno perchè vi comportiate contrariamente a ciò che predicate, rispondete loro “voi neri, seguite quello che vi diciamo e non quello che facciamo”. E se replicassero facendovi notare che una fede senza la pratica è una fede meno forte, arrabbiatevi e rispondete “beati coloro che credono senza protestare”.

- Dite loro che le loro statuette sono l'opera di Satana. Confiscatele e riempite i nostri musei (...) Fate dimenticare ai neri i loro antenati.

- Non porgete mai una sedia a un nero che venga a farvi visita (...) Non invitatelo mai a cena, neanche se uccide per voi una gallina tutte le volte che andate da lui. Non date mai del voi a un nero, poichè si crederebbe uguale al bianco.

- Considerate tutti i neri come bambini (...) esigete che vi chiamino tutti “padre mio” (...).Sono questi, Cari compatrioti, alcuni dei principi che applicherete senza pecca. Ne troverete molti altri nei libri e nei testi che vi saranno dati alla fine di questa seduta. Il re attribuisce molta importanza alla vostra missione. Inoltre ha deciso di fare di tutto per facilitarla. Godrete dell'ampia protezione di cui godono gli amministratori. Riceverete del denaro per le vostre opere evangeliche e per i vostri spostamenti”.

Questo dice tutto!

martedì 26 maggio 2009

Nigeria, il delta è in fiamme

Nuovi scontri tra forze di sicurezza e ribelli nella regione petrolifera, almeno cento morti e migliaia di sfollati.

Almeno cento morti e migliaia, forse addirittura diecimila, sfollati. E' questo il bilancio, stando alle testimonianze di operatori umanitari e civili, dell'offensiva lanciata a metà maggio dalla Joint Task Force (Jtf) nigeriana, composta di elementi di esercito, marina, aviazione e polizia, contro i militanti del Movement for the Emancipation of the Niger Delta (Mend) nella zona di Gbramatu, nello stato meridionale del Delta. Un'operazione a cui i ribelli hanno risposto dichiarando una "guerra a tutto campo", le cui principali vittime rischiano di essere i civili.

I più fortunati, quasi tutti donne e bambini, sono riusciti a raggiungere la città di Warri e a chiedere aiuto. Ma la maggior parte dei civili provenienti dai villaggi di Oporoza e Okerenkoko, colpiti dai raid aerei e terresti delle forze di sicurezza nigeriane, sarebbe ancora rifugiata nelle foreste di mangrovie che coprono l'area, senza alcuna possibilità di ricevere assistenza da parte della Croce Rossa o delle altre organizzazioni umanitarie.

La Jtf ha giustificato il lancio dell'offensiva (a séguito della quale 12 soldati risultano dispersi) con a una presunta imboscata a una pattuglia lanciata dai ribelli, che però smentiscono la versione dei fatti, parlando di un attacco ingiustificato contro i civili.

In un comunicato inviato a PeaceReporter, il Joint Revolutionary Council (Jcr), che comprende alcuni tra i maggiori gruppi ribelli operanti nella zona, promette all'esercito una campagna "occhio per occhio", in cui gli attacchi ai civili saranno "vendicati" e in cui qualsiasi membro delle forze di sicurezza colto a non rispettare le regole di ingaggio verso i civili verrà "giustiziato
sommariamente".
Ma secondo gli operatori umanitari, il rischio maggiore è che, come successo in passato, siano i civili a dover pagare le conseguenze di questa nuova ondata di violenze nel Delta. Le testimonianze parlano di migliaia di persone costrette a fuggire dal teatro delle violenze, con almeno cento persone morte nell'operazione ma dalla zona, impossibile da raggiungere al momento a causa degli scontri, non arrivano notizie provenienti da fonti indipendenti.

Come sembrano lontani i tempi in cui il presidente nigeriano Amaru Yar'Adua, appena dopo la sua elezione, apriva ai ribelli del Delta, facendo sperare in un processo di pace che facesse uscire la regione dalla guerra civile scoppiata alla fine degli anni Novanta, e riesplosa a varie ondate. I ribelli, che chiedono maggiori risorse provenienti dallo sfruttamento petrolifero e più diritti per le popolazioni locali, hanno impegnato severamente le forze di sicurezza nigeriane in questi anni, costringendo il Paese a tagliare del 20% circa la produzione petrolifera.

Dal canto suo, il governo accusa i ribelli di essere semplici organizzazioni criminali, dedite al contrabbando di oro nero e interessate solamente a stabilire dei propri "feudi" nella regione. A più di dieci anni dall'esplosione delle prime violenze, la pace nel Delta rimane un'utopia.

lunedì 25 maggio 2009

Noi...ed Isoke sempre in prima linea contro il razzismo




Come preannunciato,Sabato 23 maggio a Milano la rete «Da che parte stare» è stata in corteo contro il pacchetto sicurezza e il razzismo istituzionale. Presenti anche i 300 rifugiati del Corno d'Africa in protesta nella capitale lombarda dal 17 aprile.




Noi "cattivi ragazzi" gruppo di auto-coscienza maschile,assieme ad Isoke Aikpitanyi, una delle fondatrici dell'Associazione vittime ed ex vittime della tratta del Progetto le ragazze di Benin City,da sempre in prima linea,contro ogni forma di razzismo ...c'eravamo ...




Erano in marcia a Milano centinaia di italiani e centianaia di migranti,una rete nazionale che riunisce associazioni italiane e straniere, lavoratori, studenti e le tante realtà che in questi mesi hanno mostrato il loro sdegno verso un decreto sicurezza che, grazie all’infelice matrimonio tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno introdotto dalla Bossi-Fini, oggi punta a trasformare in un criminale il migrante sprovvisto di contratto di lavoro, grazie all’introduzione del «reato di clandestinità».




Ma il ddl, se approvato, introdurrà molte altre tristi novità, tra cui il prolungamento a tre mesi di detenzione nei Cie, l’istituzione delle ronde, limitazioni ai matrimoni misti, esosi contributi per il rilascio e il rinnovo dei permessi e il divieto di iscrizione all’anagrafe dei figli di stranieri irregolari.




Tra i lavoratori,i migranti vivono una doppia precarietà: sanno che il permesso di soggiorno non sarà rinnovato, la clandestinità è una minaccia più vicina, l’espulsione una possibilità sempre presente, una riflessione attenta sulla crisi mondiale, vista «con occhi migranti», quelli della categoria meno protetta e, con l’approvazione del pacchetto sicurezza, sempre più vulnerabile.




Dure critiche arrivano anche dall’Intersindacale medica, riunitasi 2 giorni fa a Roma per chiedere al governo di cambiare il disegno di legge, inserendo una precisa norma che esenti i medici e tutti gli operatori sanitari dall’obbligo di denuncia degli immigrati irregolari. «Nella norma c’è – dice il segretario dell’Anaao-Assomed, Carlo Lusenti – un ulteriore paradosso: siccome il medico che si rifiuta di segnalare il clandestino compie un reato, il suo collega, sempre in quanto pubblico ufficiale, è obbligato a denunciare lui e il suo paziente. E se non lo fa, commette a sua volta un reato, in una catena infinita, una spirale perversa. Chiediamo – conclude – che per tutti gli operatori della sanità pubblica sia espressamente vietato denunciare gli immigrati irregolari». Ed è lo stesso Lusenti a denunciare il 20 per cento in meno di accessi alle strutture sanitarie negli ultimi tre mesi, effetto di una legge, per ora, solo annunciata.




La manifestazione di sabato, è stato un'anticipo della mobilitazione contro il G8 Immigrazione prevista per il 30 maggio a Roma, si distinguerà per la partecipazione massiccia di associazioni, comitati e reti cittadine di stranieri, finalmente i veri protagonisti delle lotte in difesa dei loro diritti. «Saremo in piazza – dice il comunicato dello spezzone precario-meticcio e metropolitano di Milano – perchè un’altra volta ancora le strade di questa città siano libere dall’ansia e dalla paura securitaria,libere dall’angoscia prodotta dal potere per nascondere l’incapacità di gestione della crisi,perchè un’altra volta possa prendere parola con i suoi versi e i suoi linguaggi,al ritmo globale dell’hip hop, la generazione meticcia e metropolitana».




Tanti gli obiettivi della manifestazione: la richiesta di congelamento dei permessi di soggiorno in caso di licenziamento, cassa integrazione, mobilità, sospensione dal lavoro; partecipazione dei migranti, così come di tutti quei lavoratori che non usufruiscono di ammortizzatori, a ogni misura di sostegno e salvaguardia dei contributi versati; rinegoziazione dei mutui in caso di perdita del lavoro; il blocco degli sfratti per tutti i lavoratori e le lavoratrici nella stessa condizione, perché sappiamo che un migrante senza contratto di locazione è un lavoratore «clandestino»; il mantenimento del divieto di denuncia dei migranti senza documenti che si rivolgono alle strutture sanitarie e della possibilità di registrare la nascita dei loro figli; il ritiro della proposta di un permesso di soggiorno a punti e di qualunque tipo di «contributo» economico per le pratiche di rinnovo dei permessi, il blocco della costruzione di nuovi Cie; l’utilizzo dei fondi stanziati per iniziative a favore di tutti i lavoratori colpiti dalla crisi; la cancellazione di ogni norma che preveda l’allungamento dei tempi di detenzione, la chiusura dei CIE; la garanzia di accesso al diritto d’asilo e il blocco immediato dei respingimenti alla frontiera in attesa della promulgazione di una legge organica in materia.




Argomento, quest’ultimo, all’ordine del giorno nell’agenda della questura milanese, che, dopo un mese di azioni intimidatorie a carico dei 300 rifugiati del Corno d’Africa, ha inviato alcune segnalazioni alla Commissione nazionale per il diritto d’asilo per la revoca dello status di rifugiato ai «ribelli», rei solamente di aver rivendicato il diritto a una casa e un lavoro.




martedì 19 maggio 2009

Contro la crisi contro il razzismo: da che parte stare


Milano, 23 maggio 2009, ore 14 concentramento piazzale della stazione centrale



CONTRO LA CRISI CONTRO IL RAZZISMO: DA CHE PARTE STARE



una giornata comune di lotta, italianieuropei e migranti, insieme !

(per il gruppo pavese il puntello è stazione FS di Pavia ore 12,45)

domenica 17 maggio 2009

Finalmente cattivi,il prezzo dell'odio degli italiani brava gente

Il duce del fascismo, Benito Mussolini, quando il 10 giugno del 1940 diede la famosa pugnalata alla schiena alla Francia già sconfitta dalla Germania, commentò con i suoi più stretti collaboratori di aver bisogno di “qualche migliaio di caduti da gettare sul tavolo della pace”.

Non può non tornare in mente quell’episodio vile della storia italiana, verso la Francia e verso quei militi del Regio esercito le vite dei quali furono gettate da Mussolini (le prime di centinaia di migliaia), rispetto alla politica del cosiddetto respingimento degli immigrati mandati al macello dal nostro governo in barba alle Nazioni Unite, al diritto internazionale, all’umanità.


La vergognosa gestione di Roberto Maroni (e di Silvio Berlusconi), difesa e giustificata in queste ore da vaste adunate di corifei (tra i quali Fassino, Rutelli, Chiamparino), non può non ricordare quella del criminale di guerra Mario Roatta, il generale fascista che 69 anni fa condusse la rovinosa aggressione sul fronte nord-occidentale.


La realtà è infatti che con il pacchetto sicurezza e i respingimenti la Lega Nord e il governo hanno voluto qualche migliaio di morti, carne negra da macello (qualcuno sarà perfino pronipote degli ascari somali o eritrei usati dal fascismo in Etiopia), da gettare sul tavolo della campagna elettorale. E li hanno ottenuti.


Li hanno ottenuti e tra un mesetto, passate le elezioni, probabilmente torneremo a politiche meno inumane, obbligati da Bruxelles o indotti da qualche vescovo. Quella che disgusta però non è la cinica capacità dei politici di offrire pasti ai più bassi istinti del paese che loro stessi hanno alimentato con una disinformazione sistematica.


Disgusta l’emergere di nuovo della forza dell’odio, la vera febbre italiana, quella che riempiva le piazze ad applaudire la guerra mondiale e quella che rende popolare e redditizia elettoralmente una politica contraria all’integrazione dei lavoratori immigrati.


Gli italiani che si autodefiniscono brava gente dimostrano una volta di più (e la nostra classe dirigente ne è l’espressione fotografica) di essere un popolo straordinariamente supino con i forti e vergognosamente violento con i deboli, che sia la Francia già sconfitta ieri o gli immigrati oggi.


Il razzismo è così solo un’espressione del carattere di una nazione che essendo sempre troppo indulgente con se stessa, lo dimostra l’illegalità diffusa, pensa di salvarsi dimostrandosi inflessibile con i più deboli fino a violarne i diritti più elementari.


Non solo, gli italiani che si considerano furbi, dimostrano un’insolita capacità di farsi fregare. La durezza criminale verso chi si gioca la vita attraversando il canale di Sicilia resta un simulacro di durezza visto che appena un immigrato su venti (i più disperati) utilizza quel canale.


Allo stesso modo la voglia di ronde (l’abdicazione dello stato di diritto dall’esercitare il monopolio sull’uso della forza) nasconde polizia e carabinieri lasciati senza benzina per combattere il vero crimine.


“Finalmente cattivi” titola squallidamente il quotidiano “Libero” il giornale delle baldracche dell'informazione .


E cattivi vogliono sentirsi per un giorno gli italiani. Impotenti contro il malaffare, le mafie, l’evasione fiscale, le caste, si contentano di essere cattivi con i migranti. E’ la nostra fotografia della nazione e Papi Silvio e le ronde padane siamo davvero tutti noi.

Non ci rompete la minghia



Finalmente Ignazio puo' parlare.


Finalmente Ignazio puo' sventolare il suo glorioso passato di avanguardista e razzista del MSI.


Per Ignazio "«L'Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati conta come il due di picche, cioè un vero e proprio fico secco»".


Ma questa volta Ignazio ha ragione.

L'ONU ha dato il via libera agli attacchi control'Iraq, L'Afghganistan, e centinaia di altre guerre.


L'ONU e le sue commissioni sono cadaveri.


Ignazio rimettiamo la camicetta nera.

giovedì 7 maggio 2009

Leggi razziali


Prima i medici spia, poi i presidi spia, che si inventeranno oggi? Con la scusa della sicurezza vogliono reintrodurre le leggi razziali, il reato di clandestinità non è nient'altro che questo. Andate a rileggervele, non è nulla di diverso, tutto è già stato scritto, sostituite le parole "ebrei" con "migranti" e vedrete che la sostanza è la stessa. Le ronde diventeranno la polizia di partito, camicie verdi, nere, brune, saranno gli esecutori, gli utili idioti, che daranno esecuzione al delirio razzista dei nazileghisti. In questo deserto delle coscienze, assistiamo attoniti, impotenti, frastornati, all'assenza della ragione. Non ci resta che piegarci su noi stessi, resistere alla pazzia collettiva? No, speriamo di no, l'uomo non può essere così malvagio!

domenica 3 maggio 2009

Colui che entra qui scompare,colui che entra qui è appena nato

" Colui che entra qui scompare, colui che esce e' appena nato" . Questa la
desolante frase in arabo che ci accoglie all'ingresso di San Nicola Varco, terra di
nessuno, periferia fantasma di Eboli. Qui, a 60 chilometri dalle campagne dell'agro
nocerino-sarnese, "sopravvivono" ogni giorno oltre 600 immigrati.
Vengono tutti dalle regioni agricole del Marocco e tutti hanno pagato per un permesso di soggiorno che nella migliore delle ipotesi era valido solo tre mesi.
Abitanti invisibili di una citta' fantasma cresciuta silenziosa tra i campi coltivati che si perdono a vista d'occhio nello spicchio di terra reso famoso da Carlo Levi.

Tra queste distese di terra fertile, al confine tra Eboli e Battipaglia, si apre una
ferita profonda. E' una vasta area dismessa da piu' di vent'anni, oltre 14 ettari di
terreno occupati da silos ormai fatiscenti e sventrati, costati varie decine di
miliardi per realizzare un mercato ortofrutticolo mai finito e diventato un "ghetto"
di cemento, un triste "rifugio" di centinaia di immigrati nel bel mezzo della Piana
del Sele.

Gli abitanti del campo, tutti maschi, quasi tutti clandestini, non si nascondono per
rubare, si nascondono per lavorare. Lavori che gli italiani non fanno piu'. Qui, a
pochi chilometri dai templi di Paestum, arrivano ogni mattina, all'alba, furgoni da
Sarno, San Valentino Torio, San Marzano: sono centinaia le aziende agricole che si
mantengono sulle braccia di questi schiavi.

http://gallerie.colonnarotta.it/ghettoeboli/# (vedere per credere)