lunedì 25 maggio 2009

Noi...ed Isoke sempre in prima linea contro il razzismo




Come preannunciato,Sabato 23 maggio a Milano la rete «Da che parte stare» è stata in corteo contro il pacchetto sicurezza e il razzismo istituzionale. Presenti anche i 300 rifugiati del Corno d'Africa in protesta nella capitale lombarda dal 17 aprile.




Noi "cattivi ragazzi" gruppo di auto-coscienza maschile,assieme ad Isoke Aikpitanyi, una delle fondatrici dell'Associazione vittime ed ex vittime della tratta del Progetto le ragazze di Benin City,da sempre in prima linea,contro ogni forma di razzismo ...c'eravamo ...




Erano in marcia a Milano centinaia di italiani e centianaia di migranti,una rete nazionale che riunisce associazioni italiane e straniere, lavoratori, studenti e le tante realtà che in questi mesi hanno mostrato il loro sdegno verso un decreto sicurezza che, grazie all’infelice matrimonio tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno introdotto dalla Bossi-Fini, oggi punta a trasformare in un criminale il migrante sprovvisto di contratto di lavoro, grazie all’introduzione del «reato di clandestinità».




Ma il ddl, se approvato, introdurrà molte altre tristi novità, tra cui il prolungamento a tre mesi di detenzione nei Cie, l’istituzione delle ronde, limitazioni ai matrimoni misti, esosi contributi per il rilascio e il rinnovo dei permessi e il divieto di iscrizione all’anagrafe dei figli di stranieri irregolari.




Tra i lavoratori,i migranti vivono una doppia precarietà: sanno che il permesso di soggiorno non sarà rinnovato, la clandestinità è una minaccia più vicina, l’espulsione una possibilità sempre presente, una riflessione attenta sulla crisi mondiale, vista «con occhi migranti», quelli della categoria meno protetta e, con l’approvazione del pacchetto sicurezza, sempre più vulnerabile.




Dure critiche arrivano anche dall’Intersindacale medica, riunitasi 2 giorni fa a Roma per chiedere al governo di cambiare il disegno di legge, inserendo una precisa norma che esenti i medici e tutti gli operatori sanitari dall’obbligo di denuncia degli immigrati irregolari. «Nella norma c’è – dice il segretario dell’Anaao-Assomed, Carlo Lusenti – un ulteriore paradosso: siccome il medico che si rifiuta di segnalare il clandestino compie un reato, il suo collega, sempre in quanto pubblico ufficiale, è obbligato a denunciare lui e il suo paziente. E se non lo fa, commette a sua volta un reato, in una catena infinita, una spirale perversa. Chiediamo – conclude – che per tutti gli operatori della sanità pubblica sia espressamente vietato denunciare gli immigrati irregolari». Ed è lo stesso Lusenti a denunciare il 20 per cento in meno di accessi alle strutture sanitarie negli ultimi tre mesi, effetto di una legge, per ora, solo annunciata.




La manifestazione di sabato, è stato un'anticipo della mobilitazione contro il G8 Immigrazione prevista per il 30 maggio a Roma, si distinguerà per la partecipazione massiccia di associazioni, comitati e reti cittadine di stranieri, finalmente i veri protagonisti delle lotte in difesa dei loro diritti. «Saremo in piazza – dice il comunicato dello spezzone precario-meticcio e metropolitano di Milano – perchè un’altra volta ancora le strade di questa città siano libere dall’ansia e dalla paura securitaria,libere dall’angoscia prodotta dal potere per nascondere l’incapacità di gestione della crisi,perchè un’altra volta possa prendere parola con i suoi versi e i suoi linguaggi,al ritmo globale dell’hip hop, la generazione meticcia e metropolitana».




Tanti gli obiettivi della manifestazione: la richiesta di congelamento dei permessi di soggiorno in caso di licenziamento, cassa integrazione, mobilità, sospensione dal lavoro; partecipazione dei migranti, così come di tutti quei lavoratori che non usufruiscono di ammortizzatori, a ogni misura di sostegno e salvaguardia dei contributi versati; rinegoziazione dei mutui in caso di perdita del lavoro; il blocco degli sfratti per tutti i lavoratori e le lavoratrici nella stessa condizione, perché sappiamo che un migrante senza contratto di locazione è un lavoratore «clandestino»; il mantenimento del divieto di denuncia dei migranti senza documenti che si rivolgono alle strutture sanitarie e della possibilità di registrare la nascita dei loro figli; il ritiro della proposta di un permesso di soggiorno a punti e di qualunque tipo di «contributo» economico per le pratiche di rinnovo dei permessi, il blocco della costruzione di nuovi Cie; l’utilizzo dei fondi stanziati per iniziative a favore di tutti i lavoratori colpiti dalla crisi; la cancellazione di ogni norma che preveda l’allungamento dei tempi di detenzione, la chiusura dei CIE; la garanzia di accesso al diritto d’asilo e il blocco immediato dei respingimenti alla frontiera in attesa della promulgazione di una legge organica in materia.




Argomento, quest’ultimo, all’ordine del giorno nell’agenda della questura milanese, che, dopo un mese di azioni intimidatorie a carico dei 300 rifugiati del Corno d’Africa, ha inviato alcune segnalazioni alla Commissione nazionale per il diritto d’asilo per la revoca dello status di rifugiato ai «ribelli», rei solamente di aver rivendicato il diritto a una casa e un lavoro.




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