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martedì 7 dicembre 2010

NON HO AVUTO IL CORAGGIO DI INCONTRARE QUELLA MAMAN


“Salvare le maman…” facile a dirsi…


In margine a una puntata di “I fatti vostri”.

Sono stata invitata a partecipare ad una puntata de “I fatti vostri”, in onda il 3 dicembre su una questione molto delicata: la storia di una maman che chiede perdono.

L’idea di “salvare” le maman che molto spesso sono soltanto delle ex vittime della tratta, ce l’ho in testa da tempo e insieme alle mie collaboratrici, l’ho messa anche tra le proposte conclusive dell’indagine sulla realtà sommersa delle vittime della tratta.

E mi è già capitato di incontrarne, constatando che si tratta di trafficanti da quattro soldi, ragazze che hanno cercato di fare le furbe e si sono inguaiate.

Quando ho ricevuto l’invito a partecipare al programma tv sono stata contenta, pensando che in quella occasione avrei potuto contribuire a dire qualcosa di nuovo sul problema.

Ma avrei dovuto farlo in TV e io non sono sempre abbastanza brava, né in pubblico, né in tv a dire tutto quel che dovrei.

Pensando a quell’appuntamento mi sono tornate in mente tante cose, prima fra tutte il mio calvario in ospedale, dove sono finita dopo aver detto BASTA alla mia maman e dopo che lei ha incaricato degli energumeni di punirmi.

Quelli quasi mi ammazzano, quasi perdo un occhio,…quattro giorni di coma, mesi di convalescenza, e l’occhio mi da ancora problemi.

Salvare le maman, allora, non può voler dire raccogliere il pentimento di ogni ex maman che, dopo un periodo più o meno lungo di carcere e a fronte di un altro lungo periodo, pensa a ciò che ha fatto e piange.

Non ho trovato il coraggio di andare in TV e sono scappata di fronte a questa opportunità perché certe cose sono facili a dirsi, molto meno a farsi.

Ho poi guardato il programma, andato in onda senza la mia partecipazione ed ho visto le lacrime di questa ragazza nigeriana, condannata a sei anni, mica a sei mesi.

Piange perché le è stato tolto il figlio e non è giusto che lui paghi per gli errori della mamma.

Parole giuste. Tutti i detenuti piangono per i loro errori e quasi tutti non vorrebbero che i loro errori ricadessero sui figli.

Ma il pianto non può essere liberatorio se è riferito solo a se stessi…è umano che una mamma pianga la lontananza dei figli ed è umano che chi ascolta il suo pianto di mamma si commuova.

Ma se non ci sono lacrime vere per le ragazze che sono state sfruttate, non siamo di fronte ad un pentimento, ma solo ad un dolore umano ma inevitabile, perché una pena è giusta anche se il detenuto piange, e fino a quando on ha capito davvero le proprie colpe e non è pronto ad una vita nuova e diversa, la sua sofferenza merita rispetto, ma i suoi errori meritano di essere punito perché c’è qualcun altro che ha sofferto a causa di quelli.

Quante ragazze sono state sottomesse a quella maman e magari hanno sofferto e soffrono ancora; quante i figli non li avranno perché le violenze subito hanno tolto loro la fecondità; quante hanno avuto figli che le maman hanno tolto loro per usarli come strumento di ricatto, e quante maman sono rimaste impunite e libere potendosi nascondere dietro alla apparenza di essere buone madri.

Non sono andata in tv per la paura di essere troppo cattiva nei confronti di quella maman, ma anche per la paura di essere, invece, troppo scossa e commossa dalla sua situazione, poiché dietro ad una maman c’è sempre una ex vittima della tratta.

Per questo, però, mentre dimostro che 500 ragazze sono state uccise, mi riesce difficile andare in TV ad ascoltare come se niente fosse la sofferenza di una maman con il rischio di sembrare io la cattiva che non perdona e lei la disperata.

O di dimostrare, alla fin fine, di esser disperata cme lei e che, quindi, vittime e carnefici sono la stessa cosa.

In questa Italia siamo tutti o troppo razzisti o troppo tolleranti e, allora,può succedere quel che successo in tv, al programma e, cioè, che il pubblico mostra comprensione per la sofferenza di questa donna e se potesse votare per la sua liberazione lo farebbe subito, sull’onda di una emozione suscitata in TV.

Io emozioni in Tv ne ho trasmesse e ne ho vissute tante, ma non ho visto nessun cambiamento nell’opinione pubblica e nelle forze politiche, nelle associazioni, ecc. ecc., per cui ad un certo punto mi dico ma che ci vado a fare, solo a trasmettere la mia dose di emozioni e di dolore.

Non ho avuto il coraggio, questo mi dispiace.

Molte donne e molti amici mi dicono che sono coraggiosa, ma non è così.

Ho avuto coraggio quando ho affrontato l’ignoto e sono finita nella tratta. Ne ho avuto quando ho detto basta.

Non posso farmi forza ogni singolo giorno per affrontare sempre nuove situazioni, sempre nuovi drammi. Ho voglia di una vita normale.

Come dice Saviano, la mia opera più grande sarà ricostruirmi una vita normale.


Isokè

venerdì 12 marzo 2010

Donne che non si arrendono


PENSARE L’IMPOSSIBILE
Donne che non si arrendono
Quando si parla di donne, in Italia prevale la rassegnazione. Battute grevi, il corpo femminile che diventa oggetto di marketing, la sottomissione come consuetudine, sterili e umilianti dibattiti sulle quote rosa. Il “velinismo” è ormai un criterio selettivo, e solo lo scatto d’orgoglio di una moglie, Veronica Lario, ha creato un temporaneo moto di indignazione contro il “ciarpame senza pudore”. I principali istituti nazionali di ricerca pubblicano i dati sulla condizione delle donne: ogni volta è un po’ peggio. Meno di una italiana su due lavora, record negativo europeo, le violenze di genere aumentano, altro primato inquietante. Va così, lo stato delle cose è questo. Davvero non è possibile fare nulla davanti a questa situazione? E non c’è modo di schiodarsi da quell’umiliante 72° posto, su 135 paesi, questa la classifica che ci viene assegnata dal nuovo rapporto sul divario di genere del World Economic Forum?
Anaïs Ginori dà voce alle donne, sparse per la penisola, di ogni ordine e grado, che invece non intendono rassegnarsi e continuano a pensare l’impossibile. Attraverso i loro occhi, le loro parole e le loro storie, disegna una mappa della resistenza, si confronta con le cause dell’arretramento, dalle battaglie degli anni settanta al corpo delle donne vilipeso e negato di oggi. E in questo viaggio incontra personaggi, situazioni e vizi spesso dimenticati dalle cronache di tutti i giorni. Ogni capitolo di questa inchiesta-reportage indica un sintomo, che sia di speranza o di degradazione. Senza nascondersi mai dietro ad un dito, neppure nell’elencare le cause dell’anno zero che stiamo vivendo. Dall’ipocrisia del linguaggio sulle “escort” nei palazzi del potere, mentre le “mignotte” vengono cacciate dai marciapiedi, alla lotta dei gruppi religiosi contro un farmaco, la pillola abortiva Ru486, disponibile in tutto il mondo da anni. Dalla serie di film porno italiani dedicata agli stupri fino al sessismo in politica (e a chi cerca invano di combatterlo). Dai racconti delle femministe storiche, che ammettono anche i loro errori e non nascondono la realtà attuale, fino alle giovani studentesse e agli altri bagliori che covano sotto la cenere della ricerca di una nuova identità femminile.

Con interviste a Emma Bonino, Daniela Del Boca, Luisa Muraro, Sofia Ventura, Isoke Aikpitanyi, Lorella Zanardo, Valentina Maran, Emile-Etienne Baulieu (il creatore della RU486), il regista porno Andy Casanova e altre/i.
Prefazione di Concita De Gregorio
ANAIS GINORI (Roma, 1975), giornalista, lavora a la Repubblica. Con Fandango ha pubblicato nel 2001 “Le Parole di Genova” e, con Sperling&Kupfer, “Non Calpestate le farfalle” (2007).

giovedì 4 febbraio 2010

Eppur si muove ....







Nyman dedica un brano a Torino ispirato da Isoke Aikpitanyi

Michael Nyman, l' autore delle musiche di Lezioni di piano, ha firmato con il cantante David McAlmont, nel nuovo disco The Glare, il brano City of Turin, racconto di disperazione ambientato in una nebbiosa e alquanto desolata Torino. È la storia vera di Isoke Aikpitanyi, ragazza nigeriana giunta in città con l' illusione di un lavoro da commessa, poi costretta a prostituirsi all' angolo della strada. SUGLI archi minimalisti e insieme trionfali di Nyman, e con la grazia celestiale della voce «narrante» di McAlmont, già nei Thieves, il viaggio compiuto dalla giovane di Benin City verso la speranza chiamata Torino viene ripercorso dai due musicisti, sia nei testi che nelle musiche, con «aria di fatalistica ineluttabilità», come ha scritto il quotidiano britannico Independent all' uscita dell' album su etichetta Mn Records creata dallo stesso Nyman. La fonte ispiratrice di questo brano, in realtà, pare sia stata per McAlmond la visione, qualche anno fa, di un servizio dell' emittente araba Al Jazeera, nel quale veniva intervistata proprio la protagonista di questa drammatica vicenda, anche se a Torino Nyman c' è venuto quando gli fu commissionato un brano per la Reggia della Venaria. Isoke Aikpitanyi aveva appena 21 anni, quando arrivò a Torino nel 2000, e proprio quel momento che segna l' inizio della sua schiavitù è descritto con parole amarissime nella canzone: «Mi hanno portato via il passaporto e mi hanno lasciato una cicatrice - recita il testo - e la mia amica è morta perché non riusciva a mentire. La verità è un peccato sulla strada, nella città di Torino». Tutto vero, tutto purtroppo è accaduto. «Quando sono arrivata a Porta Nuova - ha ricordato la Aikpitanyi all' inviato di Al Jazeera- mi hanno detto che gli stranieri senza permesso potevano fare solo un tipo di lavoro, e mi hanno imposto di ripagare ventimila dollari di debia città di Torino di David McAlmont& Michael Nyman, dall' album "The Glare"MN Records Non posso andarea casa odio sentirlo il vento passa attraverso i vestiti leggeri che mi obbliganoa mettere nessuno ascoltae vuole ascoltare la verit à su come sono andate le cose per una ragazza sulla strada nella città di Torino quando fa buio, nel parco del Valentino mi hanno portato via il passaporto e mi hanno lasciato una cicatrice e la mia amicaè morta perchè non riuscivaa mentire La veritàè un peccato sulla strada nella città di Torino Mi obbligano ad affittare l' angolo dove batto mi fanno pagare per questi vestitie io mi sento abbandonata in questa terra nebbiosa in questa citt à chiamata Torino Faccio cenno alle macchine per entrare dentro solo per stare un po' al caldo Lascio che lui mi tratti come una moglie Se pensoa come sono sopravvissuta Posso stare anche in una macchina, in una strada,/ /nella città di Torino Giorni interi nel deserto senza acquae stipati dentro un camione tr ascinati lungo la strada All' inizio eravamo molti di pi ù rispettoa quando siamo arrivati dovei fiumi si incontrano Nella città di Torino to. Ho resistito per quattro settimane, ma poi per me è iniziata quella che noi chiamiamo "the italian life". Mi hanno portata vicino al Valentino, e sono finita in ospedale in coma per tre giorni, ma le prostitute vengono trattate senza rispetto anche lì, le infermiere sono spesso razziste soprattutto con noi di colore». L' eco tagliente della canzone di Nyman e McAlmont, che la stampa inglese, dal Guardian all' Observer fino al mensile Uncut, hanno ampiamente elogiato, riflette proprio la solitudine di una giovane che si ritrova abbandonata in una città dove prevale un atteggiamento di indifferenza: «Nessuno ascolta e vuole ascoltare la verità - canta McAlmont - su come sono andate le cose per una ragazza sulla strada nella città di Torino». Nel brano non si racconta cos' è stato, poi, della giovane nigeriana. Oggi abita ad Aosta, lavora in una casa di accoglienza per aiutare le altre ragazze che finiscono nel tunnel della schiavitù sessuale. Quelle che ancora vengono obbligate a prostituirsi sulla strada dopo avere affrontato «giorni interi nel deserto senza acqua, stipati dentro un camion», sognando solo un lavoro. GUIDO ANDRUETTO (Repubblica - 24 gennaio 2010, pagina 1, sezione: TORINO).



Lagos (Nigeria) - Un Premio Internazionale a Isoke Aikpitanyi per il suo impegno contro la tratta

Un importante riconoscimento internazionale è stato attribuito alla giovane nigeriana Isoke Aikpitanyi che vive ad Aosta e che si è fatta conoscere per un libro, “Le ragazze di Benin City” e per il suo costante impegno contro la tratta degli esseri umani: la rivista internazionale di lingua inglese “Magazine”, un settimanale edito dal quotidiano nigeriano “The Guardian”, ha infatti deciso di premiarla per il suo impegno sociale innovativo e per il contributo alla costruzione di un futuro migliore per le giovani generazioni africane.
La premiazione avverrà il 7 febbraio a Lagos, nel corso di un galà cui parteciperanno autorità del mondo della cultura e dello spettacolo in Nigeria.
Il premio le è attribuito in particolare considerazione del ruolo che ha svolto in questi ultimi anni, trovando ascolto e attenzione anche in occasione del G 8 contro la violenza sulle donne che si svolse a fine 2009 a Roma, promosso dal Ministro Carfagna.
E’ la prima volta che in Nigeria una attenzione così particolare è rivolta a un personaggio attivo contro la tratta, ma questo premio ha un significato ancor più profondo poichè non è attribuito ad una donna nota nello spettacolo, nella cultura o nel giornalismo, ma nella realtà sociale e civile di un paese che deve affrontare con rinnovato slancio le sfide della democrazia, dei pari diritti, della scolarizzazione e del contrasto dei traffici mafiosi che, purtroppo, devastano le speranze di tanti giovani.
E’ la seconda volta che Isoke Aikpitanyi riceve un Premio internazionale; due anni le fu attribuita la targa Martin Luther King, mentre in Italia il suo libro “Le ragazze di Benin City” ha ottenuto numerosi premi e le ha aperto importanti spazi mediatici.
Il Premio arriva in un momento speciale: Isoke Aikpitanyi ha infatti iniziato una ricerca nazionale sulle ragazze nigeriane vittime della tratta in Italia, commissionatole dalla presidenza del Consiglio dei Ministri e sta lavorando alla attuazione di una missione di informazione e prevenzione da svolgere nei paesi africani maggiormente interessati dal dramma del traffico degli esseri umani.
Isoke Aikpitanyi è testimonial della Campagna per l’attribuzione del Premio Nobel per la Pace alla “Donna africana”, segno che il rinnovamento in Africa poggia in gran parte sul ruolo delle donne.

lunedì 12 ottobre 2009

INCONTRO CON ISOKE' PROSSIMO TRIMESTRE

(aggiornamento e novembre 2009)




CALENDARIO DELLE ATTIVITÀ DEL PROGETTO LA RAGAZZA DI BENIN CITY


ISOKE A GORIZIA
4 NOVEMBRE, ore 20,30
Rappresentazione teatrale della Compagnia Tubbacatubba liberamente tratta da “Le ragazze di Benin City” di Isoke Aikpitanyi e Laura Maragnani
Teatro Kulturni Dom

ISOKE A TORINO
12 NOVEMBRE, ore 9.00/18.00
Seminario di formazione
Gruppo Abele - Corso Trapani 91/b
ISOKE AD ANCONA
13 - 15 NOVEMBRE 2009
Convegno Internazionale
Teatro delle Muse
ISOKE A GUBBIO
Giornata contro la violenza sulle donne
21 novembre ore 20,30

ISOKE A PAVIA
24 NOVEMBRE
Contro la violenza sulle donne
Spazio Musica: dalle ore 19,30 spazio aperitivo, dalle ore 21 evento

ISOKE A BRESCIA
25 NOVEMBRE 2009, ore 20,30
Giornata contro le violenze sulle donne
Università
ISOKE A PAVIA
Osteria Sottovento ore 18,30 - aperitivo più evento
discussione attorno alla violenza sulle donne
ISOKE A STRADELLA (Pavia)
Giornata contro la violenza sulle donne
(organizza: Amministrazione Comunale di Stradella)

ISOKE A CREMONA
Seminario maschile contro la violenza sulle donne
28 NOVEMBRE

ISOKE A LONDRA
Dicembre
Presentazioni del Progetto la ragazza di Benin City

IL PRBC - COSCIENZA MASCHILE SEGNALA
(Lista in continuo aggiornamento)

25 NOVEMBRE
In tutta Italia, distribuzione e presentazione della nuova "Lettera" di Maschile Plurale contro la violenza sulle donne. Il Progetto la ragazza di Benin City aderisce

28 NOVEMBRE, ROMA
Evento di Maschile Plurale con la partecipazione del Progetto la ragazza di Benin City

29 NOVEMBRE, ROMA
Assemblea Nazionale di Maschile Plurale con la partecipazione del Progetto la ragazza di Benin City

18 -19 DICEMBRE, VERRES (AOSTA)
Congresso del SAVT, Syndicat Autonome Valdotain des Travailleurs


ISOKE INFORMA
Chi desidera informarsi sulle attività del Progetto la ragazza di Benin City può consultare il blog/giornale quotidiano di Franco Brunelli voceribelle.ilcannocchiale.it, gestito per l’associazione La strada delle rose; il blog di Gianni Ciurlia urlodella strada gestito per conto della Associazione Cattiviragazzi; il sito degli amici di “Comunque incontri” http://www.chisei.org/ ed il nostro sito “africano” gestito da Alessandro Del Canale http://www.inafrica.it/. I temi generali delle problematiche maschili sono affrontati nel sito http://www.maschileplurale.org/ della Associazione MaschilePlurale.

Ad Ancona nel corso dell’incontro sopraindicato, prenderà il via la Campagna per l’attribuzione del premio Nobel per la Pace 2010 alla Donna africana: madrine della presentazione ufficiale saranno: Sylvia Serbin, autrice del libro Reines d'Afrique; Hélène Yinda, Direttrice del Centro ecumenico per la ricerca e le trasformazioni sociali in Camerun; Bineta Diop, Direttrice esecutiva del Femme Afrique Solidarité; Terezinha da Silva, società civile, Mozambico; Elisa Kidané, suora comboniana, Eritrea; Isoke Aikpitanyi, associazione vittime ed ex vittime della tratta, Nigeria.

Discussioni ed approfondimenti sono proposti quotidianamente in Facebook da Isoke Aikpitanyi; la sua pagina sta raggiungendo i 5 mila amici e Isoke continuerà ad accettare nuovi amici nelle pagine Facebook del Progetto la ragazza di Benin City - La strada delle rose che è già attivo.

Informiamo che il nostro numero di cellulare “storico” 340 7718024 non è più attivo per ragioni di tranquillità e di sicurezza: è ormai troppo noto a tutti, anche a chi sarebbe meglio non lo conoscesse.

Per riallacciare un nuovo contatto telefonico vi preghiamo, quindi, di scriverci a http://it.mc248.mail.yahoo.com/mc/compose?to=claudio.magnabosco@gmail.com

Segnalateci eventi da promuovere o ai quali partecipare.

domenica 4 ottobre 2009

intervento di Isokè Aikpitanyi al G8 contro la violenza sulle donne


Sono nigeriana, sono stata migrante, clandestina, vittima della tratta e vedo la violenza in modo diverso dalle donne italiane, europee, occidentali.

Come è successo a me, tutte le donne nella mia situazione subiscono la prima violenza da altre donne, le maman, le sfruttatrici.

Ma subiamo violenza anche dalle nostre famiglie che ci sacrificano, fanno finta di non sapere cosa ci succede, ci chiedono continuamente soldi.

Così paghiamo un debito di 100 mila euro ai trafficanti che ci hanno portate in Europa, e un altro debito alla famiglia.

Oltre a tutto ciò c’è poi la violenza maschile a servizio delle maman, per minacciare, picchiare o uccidere quelle che disobbediscono.

Per venire in Europa affrontiamo viaggi terribili: in molte moriamo attraversando il deserto, in parte a piedi; in molte moriamo in mare sui barconi che non stanno a galla e sono respinti.

Alla fine quelle che arrivano, subiscono altre violenze, ma le violenze subite durante il viaggio sono peggiori di quelle che subiamo qui e le peggiori condizioni di vita qui, sono migliori di quelle che lasciamo nei nostri paesi di origine... ecco perchè partiamo.

Ma possiamo arrivare anche grazie alla corruzione; dogane, documenti, permessi e visti hanno un costo: chi paga di più viaggia in aereo e arriva comodamente dove vuole, senza problemi, senza respingimenti...

All’inizio i trafficanti e le maman ci sembrano degli amici se non sono dei parenti.

Nessuna di noi può credere che un’altra donna ci faccia del male, perchè nel nostro paese sono le donne a far andare avanti la famiglia con la solidarietà fra donne di fronte alla fame, alle guerre, alle malattie e alle violenze tribali come le mutilazioni sessuali, la lapidazione, la poligamia dei padri che abbandonano figli e moglie, le violenze in famiglia.... Succede tutto questo perchè l’Africa è arretrata?

No! L’ultimo dramma di una africana clandestina minorenne in Italia ha due colpevoli: una maman africana e suo marito italiano che la hanno massacrata perchè non voleva prostituirsi; quando è arrivata al pronto soccorso aveva la carne delle braccia che cadeva a pezzi, segni di bruciature in tutto il corpo ed era completamente scalpata. La violenza africana e quelle italiana si sono accanite insieme contro di lei...così come le mafie si alleano e fanno insieme guerre e affari. La mente di questa bambina è perduta: ha chiesto di poter mandare una foto a casa per dimostrare ai genitori per quale motivo non può mandare soldi. E non è un caso isolato, solo che non se parla...

Il colonialismo vecchio e nuovo ci ha rubato le risorse, ha corrotto i politica e ha quasi cancellato la nostra dignità: i nostri valori più autentici si sono trasformati nel sogno di fare business, come i bianchi..., businnes con tutto, con le donne, con i bambini, le armi, la droga, gli organi... e il voodoo, religione tradizionale che un tempo distingueva il bene e il male, è diventato una magia terribile per sottometterci.

Falsi preti seguono i migranti e sono complici dei trafficanti: fanno pressione sulle vittime della tratta che si rivolgono a loro per chiedere aiuto, le convincono che Dio vuole così, che devono obbedire e pagare il debito.

Quando noi ragazze rispettiamo le persone più anziane tra i migranti, in Europa come facevano al paese, non capiamo subito che quelle persone non sono più i saggi del villaggio, ma soesso sono dei trafficanti.

Tutto ciò mentre in Italia, in Europa le donne subiscono stupri, stalking, violenze in famiglia..., come noi, come se avere o non avere una cultura delle pari opportunità per le donne e per tutti, non cambi la situazione delle donne che, comunque, sono sempre oggetto di violenze.

Invece avere o non avere diritti è diverso: le donne italiane, europee, occidentali, se subiscono violenze hanno il sostegno dell’opinione pubblica, delle istituzioni e della legge che colpisce i violenti, noi no.

Sapete cosa diciamo noi africane migranti, clandestine, vittime della tratta? Ogni africana stuprata è una donna bianca che si salva da uno stupro.

E’ più facile fare violenza ad una donna che non ha diritti.

Questo succede nei paesi che non ammettono la parità tra uomo e donna... ma succede anche in quelli che questi diritti li hanno.

Lo stupro è una violenza gravissima, ma la prostituzione per le vittime della tratta è uno stupro a pagamento, ecco perchè noi donne africane consideriamo che non si può fare una lista delle violenze contro le donne se non ci mettiamo dentro anche la prostituzione coatta.

Purtroppo nessuno ci ascolta, così noi molto spesso subiamo stupri, ma non siamo considerate vittime, anzi siamo colpevoli, colpevoli perchè siamo clandestine e ci prostituiamo, anche se noi non abbiamo scelto liberamente di essere in queste situazioni.

Far sentire le donne vittime di stupro addirittura colpevoli di ciò che hanno subito, è una cosa che è sempre successa: alle donne bianche si dice che sono troppo libere, troppo poco vestite, troppo provocatrici... alle donne migranti si dice che lo stupro se lo vanno a cercare, perchè si prostituiscono....

Chi fa violenza, allora?

Basta dire che la violenza sulle donne è soprattutto maschile quindi sappiamo che sono i colpevoli... basta punirli... gli stupratori, i clienti di prostitute..?

La verità è più complicata: le violenze sulle donne sono possibili solo se ci sono delle complicità.

Gli stupratori di clandestine sono impuniti, perchè le vittime non possono presentare denuncia in quanto clandestine, quindi colpevoli loro stesse di un reato; i clienti di prostitute sono puniti...ma non tutti. Quelli che vanno in strada sono considerati depravati e sono puniti, ma chi cerca i servizi sessuali di accompagnatrici, escort e sex workers, no.

E ci sono clienti che, invece, sono la principale risorsa delle donne clandestine costrette a prostituirsi; in Italia c’è una legge avanzata contro la tratta, ma è poco efficace, per cui spesso i clienti diventano dei salvatori e le istituzioni diventano i soggetti violenti che le respingono.

Questa non è la verità assoluta, ma è come noi donne migranti, clandestine, vittime della tratta viviamo la situazione.

E così quando si parla di sicurezza, le autorità, la Polizia sono visti dalle vittime della tratta come dei nemici che possono rovinarti la vita non come dei difensori dalle ingiustizie e dalle violenze, perchè anche il rimpatrio forzato ci espone a molte violenze e se ci mandano in un CPT è anche peggio che finire in galera.

E ci sono operatori dei servizi sociali che si occupano di noi, ma ci considerano solo delle prostitute e anche se non danno giudizi morali, affermano che abbiamo dei diritti proprio perchè siamo delle prostitute e contestano quella che chiamano “la retorica della schiavitù”...come se la schiavitù esistesse solo in pochi casi... per cui o siamo prostitute o non siamo nulla...

Questa è una violenza!

Ed è violenza pretendere da una vittima della tratta di essere così determinata nella sua decisione di liberarsi, da denunciare capi mafia (che non conoscono!), trafficanti (che forse sono dei parenti!), maman (che sono delle “amiche” di famiglia!), perchè senza questa denuncia non ottengono nessun aiuto.

Questa è una violenza!

Ne sono forse responsabili le istituzioni in generale, come i maschi sono colpevoli diretti e personali?

Le violenze esistono perchè esistono soggetti deboli e le donne sono indubbiamente un soggetto debole.

E le violenze esistono se il sistema sociale non tutela i soggetti deboli: penso alle mie sorelle che sono costrette a prostituirsi nei bordelli libici e mi chiedo chi li ha permessi e se in Italia, aver respinto la vittime della tratta dalle strade ai luoghi chiusi, non sia più o meno la stessa cosa... certo prostituirsi nel deserto è terribile, ma nei luoghi chiusi occidentali le donne sono ugualmente schiave e oltre 200 ragazze sono state uccise in Italia in pochi anni...

I soggetti deboli sono le donne, ma anche le minoranze etniche, le comunità religiose, le parti politiche...e all’interno di queste realtà, per le donne la situazione è più grave ancora.

Certo le violenze contro le donne sono possibili solo fino a quando le donne dicono BASTA e non sono più donne che educano i figli maschi alla superiorità e le figlie femmine alla sottomissione...e non portano più le figlie a subire mutilazione genitali... Ma questa crescita della consapevolezza femminile alle donne costa molto cara... Una delle prime che ci provò, la mia eroina Tahirih, persiana, fu uccisa a metà del 1800 perchè voleva la parità uomo-donna e apparteneva alla minoranza religiosa bahai, ancora oggi perseguitata... e il mondo è pieno di altre Tahirih...

Bisogna capire, inoltre, che la violenza maschile di oggi è diversa da quella di un tempo... oggi la supremazia maschile è superata o almeno è messa in discussione...ma i maschi fanno resistenza e arrivano a dire di essere in crisi, e quindi violenti, perchè l’affermazione dei diritti delle donne ha messo in crisi il loro ruolo nella società e nelle relazioni di genere.

Gli omicidi di donne che lasciano il loro compagno, gli stupri di gruppo, le persecuzioni psicologiche si spiegano così... l’uomo si sente ancora superiore e non accetta di perdere il dominio e il controllo delle relazioni: per questo in Italia, molti cercano le prostitute... per affermare dominio e superiorità sui corpi e sui diritti delle donne.

Gli stupratori seriali, i violenti occasionali, quelli che sono presi di raptus, non sono più malvagi dei maschi che cercano prostitute... il comportamento e la mentalità sono gli stessi, poi ognuno agisce e fa la violenza di cui è capace, chi ne fa poca, chi arriva all’estremo.

Insomma la prostituzione è uno sfogatoio per la violenza di genere subita dalle donne in famiglia, e poichè la maggior parte delle prostitute sono, in realtà, donne migranti, clandestine, vittime della tratta, l’obbligo di prostituirsi è, come dicevo, una violenza.

Ai maschi di oggi mancano gli strumenti culturali per affrontare in modo nuovo la loro identità di genere...e a loro resta solo la violenza... anche ai giovanissimi ai quali non è stato trasmesso nessun valore, nessuna educazione affettiva, sentimentale, relazionale, sessuale, nè dalle famiglie, nè dalla scuola, nè dai media.

Eppure esiste in Italia una esperienza di coscienza maschile, l’associazione nazionale Maschile Plurale che ha scritto e diffonde anche all’estero un appello contro la violenza maschile sulle donne, iniziando una riflessione che porta a scardinare poco a poco i modelli basati sulla supremazia maschile.

Maschile Plurale ci offre, quindi, uno strumento nuovo contro la violenza sulle donne.

Un altro strumento lo costruiamo insieme in questi due giorni nei quali alle testimonianze ufficiali ed istituzionali, intellettuali e sociologiche, avete voluto aggiungere anche la mia.

Come ho già detto sono africana, nigeriana, clandestina, vittima della tratta, non ho titoli di studio o professionali per essere qui.. ho solo la mia storia: sono stata quasi uccisa qui, in Italia, quando mi sono liberata dal racket della mafia nigeriana e da allora sostengo le vittime della tratta come posso.

Anche parlando a voi e dicendo che noi vittime della tratta siamo un soggetto molto debole... e molte di noi sono bambine, minorenni.

In Italia il Ministero Pari Opportunità ha promosso una Campagna contro lo stalking... io spero che Tania e le altre dell’est, Li e le ragazze orientali, le tantissime latino –americano che hanno trovato nei vari paesi dove sono migrate la loro Juarez, e le ragazze di Benin City, le “mie” amiche e sorelle africane, non siano dimenticate e il Ministero voglia fare campagne e nuove leggi anche per loro, mentre fa molto per le donne italiane.

Chiedo che progetti di informazione e prevenzione, siano realizzati nei paesi di origine: io stessa ho intenzione di tornare in Nigeria a fare una missione di questo tipo affinchè nessuna donna possa essere sfruttata perchè cerca fortuna all’estero. Chiedo aiuto, mentre chiedo si facciano anche azioni politiche ed economiche incisive nei paesi da dove i migranti partono.

Credo, inoltre, sia necessario non si dimentichi che la violenza che colpisce le donne come soggetto debole, colpisce altri soggetti deboli come i gay e i transessuali, uomini che non rientrano nel modello maschile tradizionale dominante o che hanno lasciato i privilegi della virilità per farsi donne e diventare l’altro inteso gerarchicamente come inferiore; colpisce uomini che subisco la violenza di donne che per affermare i loro diritti hanno rinunciato alle specificità del femminile per farsi maschi violenti; colpisce uomini deboli, debolissimi anche loro perchè migranti e clandestini...

Milioni di donne subiscono violenze dai maschi e perfino dai mariti e dai compagni.. certo non lo dimentico, e questo è il tema e il problema centrale di questo nostro incontro: è che tutti gli interventi di questi giorni sono incentrati su questo ed io ho voluto esprimervi il modo con cui noi migranti, clandestine, vittime della tratta viviamo questo problema.

Se non lo facevo io, chi altro l’avrebbe fatto?

Mi avete dato voce, avete dato voce alle vittime della tratta.

Da donna a donne...grazie

martedì 31 marzo 2009

Isokè


Isokè sarà con noi giovedì 2 aprile all'iniziativa Diritti Civili, nuove schiavitù, vecchie repressioni.

lunedì 17 novembre 2008

Messaggio di Isokè Aikpitanyi "Associazione Vittime ed ex Vittime della Tratta"


NON E' VERO
Non è vero che per effetto del Decreto Carfagna il racket si sta spostando all'estero e se, davvero, comunque si stesse spostando dall'Italia verso in altri paesi europei, vorrebbe comunque dire che non si è risolto un bel niente: da sempre il traffico usa l'Europa intera per far arrivare e mettere in circolazione le proprie vittime, spostandole da un paese all'altro a seconda di quel che le contingenze impongono; la maggior parte delle ragazze che si trovano in Italia, sono passate attraverso Londra, la Francia, la Spagna e altri paesi sono diventati, via via, zona di arrivo o di smistamento o di riciclaggio. Spostare le vittime da una zona all'altra, da una città all'altra o da uno stato all'altro non risolve l'emergenza umanitaria che le riguarda.
Non è affatto vero che l'articolo 18 ha dato buoni frutti: chi si è applicato ad attuarlo ha fatto il possibile, ma quella era un'arma spuntata e se dopo tanti anni di applicazione, la situazione non è migliorata, tutti dovrebbero avvedersi che bisognava e bisogna modificarlo.
Non è affatto vero che le modalità di lotta alla tratta portate avanti dalla Associazione Papa Giovanni XXIII sono state risolutive: da Rimini la Papa Giovanni è riuscita a spostare le vittime clandestine nei paesi limitrofi, ma ben presto in strada ci sono finite le ragazze est-europee, non clandestine quindi non espellibili. E adesso le toglierà dalla strada, ma le spingerà nei bordelli e nei night.
Per effetto del decreto Carfagna le vittime sono sempre più vittime, sfruttate in luoghi chiusi nei quali nessuno (operatori, volontari, forze dell'ordine, preti) può più raggiungerle per assicurar loro interventi di riduzione del danno o vie di uscite.
Non è vero che, comunque, prostituirsi o esser sfruttate in luoghi chiusi sia meglio che esserlo in luoghi aperti: le violenze si consumano ovunque, ma dai luoghi chiusi nessuna può fuggire e le violenze più terribili, quelle che comprendono anche l'omicidio, nascono proprio dove non c'è via di fuga.
Le donne italiane denunciano che tra le mura domestiche si consumano efferate violenze; come mai nessuno le denuncia, come mai si pensa addirittura che – invece – sarebbero oggetto di denuncia le violenze subite da donne sfruttate e clandestine nei luoghi chiusi, se nessuno denuncia neppure le violenze contro le donne italiane?.
Nel frattempo, per timore di essere arrestate le ragazze clandestine fuggono alla vista della Polizia e finiscono travolte da auto in corsa che neppure si fermano a prestare soccorso; botte e omicidi nascono per effetto di un clima di impunità dovuto al silenzio dei media e delle associazioni: si scende in piazza per una discriminazione o una violenza e una offesa razzista, ma si tace sui sempre più numerosi omicidi di ragazze trafficate… più di dieci solo da Pasqua a Ferragosto, tre a Bari in strada in poche settimane, dee a Napoli – Caserta in pochi giorni.
Le ex vittime avranno sempre una possibilità di avvicinare le loro più sfortunate sorelle ancora trafficate, ma i pericoli da affrontare sono troppi.
I clienti possono fare molto, ma per troppi anni c'è chi ha continuato solo a criminalizzarli e chi, invece, li ha definiti potenziali risorsa utili contro la tratta, ma NESSUNO ha fatto qualcosa nella direzione clienti.
E su questo fronte tutto si sta riducendo alle multe…
E' indispensabile attuare iniziative che favoriscano l'intervento di ex vittime o, comunque, di operatrici pari o, comunque, di connazionali delle ragazze trafficate; ed è indispensabile anche attuare immediatamente progetti che riguardino i clienti.
Noi abbiamo portato avanti queste due tipologie di intervento, fin dalla nostra nascita, anzi siamo nati proprio perché, pur rispettando il lavoro della rete antitratta, avevamo capito che bisognava fare anche altro.
La nostra esperienza è a disposizione di tutti.
Intanto a Cremona è finito il processo contro i trafficanti: condanne esemplari, ma la maggior parte dei condannati ha ottenuto gli arresti domiciliari … non si dica allora che contro i trafficanti la legge c'è ed è dura … con quale coraggio le ragazze dovrebbero denunciare i trafficanti e le maman che restano ben presto liberi?
I nostri amici Vincent e Rose festeggiano oggi la nascita del loro primogenito JUSTICE … un grande augurio a loro anche per la speranza che hanno espresso scegliendo quel nome per il bimbo.
Non è vero, infine, che il Decreto Carfagna abbia comunque evidenziato l'urgenza di affrontare il problema, poiché invece, ha innescato il vergognoso tentativo di dimostrare che si combattono le prostitute in strada per salvare le schiave: tratta e prostituzione sono due cose diverse, connesse per certi versi, ma diverse.


Se la pensi come noi aderisci formalmente al Movimento d'opinione del Progetto la ragazza di Benin City.
Se vuoi discutere hai un blog a disposizione, se cerchi aiuto ci puoi trovare al tuo fianco, ma se sei un cliente o un papagiro che da anni cerca e frequenta ragazze, tieni per te le tue scelte, i tuoi comportamenti e i tuoi commenti, non aspettarti la nostra considerazione.
Se una ragazza ti ha ingannato, deluso, fregato e mollato, non difendere per questo la Carfagna, ma cerca e ritrova te stesso, nel profondo del tuo cuore, abbastanza forza per combattere la schiavitù, sempre pensando che le ragazze più difficili sono quelle che, più di altre, sono vittime.
Non credere alla leggenda metropolitana che con le retate, gli arresti, i rimpatri, le detenzioni, ecc. si risolva il problema della tratta.
Cerca nel blog voce ribelle.ilcannocchiale.it e nel blog di cattivi ragazzi il calendario intenso degli appuntamenti dei prossimi giorni in giro per l'Italia con il Progetto la ragazza di Benin City


(nel box: Isokè)

domenica 2 novembre 2008

iniziative novembre 2008 promosse da Progetto Ragazza di Benin City a cui partecipiamo


NESSUNA VIOLENZA SULLE DONNE
LIBERIAMO LE VITTIME DELLA TRATTA
LANCIAMO UN MOVIMENTO DI COSCIENZA MASCHILE


QUESTO IL CALENDARIO MANIFESTAZIONI CHE SI SVOLGONO CON LA PARTECIPAZIONE DI ISOKE AIKPITANYI

3 – 4 – 11 - 12 novembre
ROMA-
Spettacolo di danza dedicato alle ragazze di Benin City.

8 novembre
ROMA
Manifestazione per l'Anniversario dei Diritti umani.

20 novembre
LA SPEZIA
Incontro Pari Opportunità.

21 e 22 novembre
VARESE
Incontro Pari Opportunità e Scuole.

26 novembre
TERNI
Giornata contro le violenze sulle donne.


INCONTRI CON GLI AMICI, LE ASSOCIAZIONI, I MEDIA

I volontari dei gruppi che fanno riferimento al Progetto la ragazza di Benin City, si mettono a disposizione per realizzare incontri con amici, associazioni e media che desiderino e richiedano un contatto o un confronto.

Venerdì 7 – 14 – 21 - 28 novembre
AOSTA
referente Claudio Magnabosco

Sabato 8 – 15 – 22 - 29 novembre
CREMONA VERONA-
referente Franco Brunelli del gruppo "La strada delle rose"

GENOVA – LA SPEZIA
referente Ezio.

PARMA
referente Massimo

MILANO-PAVIA
referenti Gianni e Andrea del gruppo "Cattivi ragazzi" - contatto diretto 336 3460093 – blog http://urlodallastradablogspot.com/

Domenica 9 – 16 – 23 - 30 novembre
TORINO
referente Guido

BARI
referente Mario

CATANIA
referente Aurelio del gruppo "Coscienza maschile"


INCONTRI CON L'AUTORE

L'autore di "Io, cliente di prostitute" in questo stesso periodo è disponibile ad incontrare amici, associazioni e giornalisti.


ORGANIZZAZIONE A CURA DEL PROGETTO LA RAGAZZA DI BENIN CITY

ASSOCIAZIONE VITTIME ED EX VITTIME DELLA TRATTA
ISOKE AIKPITANYI – 346 9406053

MOVIMENTO COSCIENZA MASCHILE
CLAUDIO MAGNABOSCO – 340 7718024

ASSOCIAZIONE LA STRADA DELLE ROSE
FRANCO BRUNELLI – 347 7545149

GRUPPO CATTIVI RAGAZZI
GIANNI E ANDREA – 336 3460093


ALTRI EVENTI

Nel corso del mese di novembre si svolgeranno in Italia numerose manifestazioni sul problema della tratta: Segnaliamo qui di seguito quelle alle quali il Progetto parteciperà o nella cui organizzazione è direttamente coinvolto.


LIVORNO - 5 novembre – Ass. E. De Magistris – Dialogo su "I corpi, l'affettività, le domande e, purtroppo la violenza" con A.M. Crispino, direttrice di "Leggendaria" (ha curato un numero sul tema "Maschi" nel quale si parla della nostra attività) e M. Deriu di Maschile&Plurale.

PARIGI – 15 –30 novembre – La Cimade – Festival culturel sur les migrations: Elisabeth Cosimi presenta le sue fotografie sulle ragazze di Benin City che vivono in Italia: reportage audio video con Isoke Aikpitanyi e le altre...

AOSTA – novembre 2008-febbraio 2009 "Con passione" mostra fotografica sul tema "Il dialogo interculturale e la famiglia" con foto di Isoke e Claudio.

TORINO – 20 novembre – Progetto IRIS – "Istituzioni e associazioni insieme per gestire territori e problemi" – Gruppo Abele.

ROMA – 21 novembre - Casa Internazionale delle donne – Costituzione della Associazione delle associazioni di donne migranti – L'Ass. vittime della tratta del Progetto la ragazza di Benin City ha aderito

NOVARA 28 novembre - Progetto IRIS – "Istituzioni e associazioni insieme per gestire territori e problemi" – Gruppo Abele.