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venerdì 12 marzo 2010

Donne che non si arrendono


PENSARE L’IMPOSSIBILE
Donne che non si arrendono
Quando si parla di donne, in Italia prevale la rassegnazione. Battute grevi, il corpo femminile che diventa oggetto di marketing, la sottomissione come consuetudine, sterili e umilianti dibattiti sulle quote rosa. Il “velinismo” è ormai un criterio selettivo, e solo lo scatto d’orgoglio di una moglie, Veronica Lario, ha creato un temporaneo moto di indignazione contro il “ciarpame senza pudore”. I principali istituti nazionali di ricerca pubblicano i dati sulla condizione delle donne: ogni volta è un po’ peggio. Meno di una italiana su due lavora, record negativo europeo, le violenze di genere aumentano, altro primato inquietante. Va così, lo stato delle cose è questo. Davvero non è possibile fare nulla davanti a questa situazione? E non c’è modo di schiodarsi da quell’umiliante 72° posto, su 135 paesi, questa la classifica che ci viene assegnata dal nuovo rapporto sul divario di genere del World Economic Forum?
Anaïs Ginori dà voce alle donne, sparse per la penisola, di ogni ordine e grado, che invece non intendono rassegnarsi e continuano a pensare l’impossibile. Attraverso i loro occhi, le loro parole e le loro storie, disegna una mappa della resistenza, si confronta con le cause dell’arretramento, dalle battaglie degli anni settanta al corpo delle donne vilipeso e negato di oggi. E in questo viaggio incontra personaggi, situazioni e vizi spesso dimenticati dalle cronache di tutti i giorni. Ogni capitolo di questa inchiesta-reportage indica un sintomo, che sia di speranza o di degradazione. Senza nascondersi mai dietro ad un dito, neppure nell’elencare le cause dell’anno zero che stiamo vivendo. Dall’ipocrisia del linguaggio sulle “escort” nei palazzi del potere, mentre le “mignotte” vengono cacciate dai marciapiedi, alla lotta dei gruppi religiosi contro un farmaco, la pillola abortiva Ru486, disponibile in tutto il mondo da anni. Dalla serie di film porno italiani dedicata agli stupri fino al sessismo in politica (e a chi cerca invano di combatterlo). Dai racconti delle femministe storiche, che ammettono anche i loro errori e non nascondono la realtà attuale, fino alle giovani studentesse e agli altri bagliori che covano sotto la cenere della ricerca di una nuova identità femminile.

Con interviste a Emma Bonino, Daniela Del Boca, Luisa Muraro, Sofia Ventura, Isoke Aikpitanyi, Lorella Zanardo, Valentina Maran, Emile-Etienne Baulieu (il creatore della RU486), il regista porno Andy Casanova e altre/i.
Prefazione di Concita De Gregorio
ANAIS GINORI (Roma, 1975), giornalista, lavora a la Repubblica. Con Fandango ha pubblicato nel 2001 “Le Parole di Genova” e, con Sperling&Kupfer, “Non Calpestate le farfalle” (2007).

martedì 16 febbraio 2010

solidarietà alle donne albanesi


Lettera aperta al premier Berlusconi, da parte di esponenti della comunità albanese in Italia.
di Elvira Dones - Elvira è una cara amica, impegnatissima sul fronte della lotta alla tratta, contro il razzismo e per l'integrazione tra i popoli



Siamo profondamente indignati e offesi dalle parole usate dal Primo Ministro italiano, durante la conferenza stampa congiunta con il suo omologo albanese Berisha tenutasi a Roma, Venerdì 12 febbraio 2010, a seguito di un summit bilaterale tra i governi dei due paesi. Dopo le parole di Berisha che afferma:“”Non voglio che gli albanesi muoiano, non voglio che i criminali arrivino in Italia”, Berlusconi ha ironizzato ”per chi porta le belle ragazze possiamo fare un’eccezione” Nonostante il Premier italiano sia noto per le sue battute infelici, riteniamo che quanto da egli dichiarato sia un’affermazione offensiva nei confronti delle donne albanesi che vivono e lavorano onestamente in Italiae Albania, perché si prende beffa di una della piaghe sociali più gravi della transizione democratica albanese: la tratta di esseri umani.
Il premier italiano dovrebbe sapere che c’è già chi porta in Italia “le belle ragazze albanesi”, e le mette a lavorare come carne fresca sui marciapiedi italiani, oppure in finti centri benessere dove benestanti italiani si servonodi loro per alleggerirsi dai loro carichi pesanti di lavoro e responsabilità. Sono i trafficanti di esseri umani e la criminalità organizzata che gestisce lo sfruttamento della prostituzione. Elevare un argomento cosi delicato e doloroso a inopportune battute sessiste e maschiliste, offende il lavoro e l’impegno di quanti si battono affinché la donna non sia trattata come un oggetto, ma goda di pari opportunità.
Siamo profondamente dispiaciuti e addolorati che il Premier del paese in cui viviamo e aspiriamo a diventarne pieni cittadini, dimostri un atteggiamento altamente offensivo nei confronti del nostro paese di origine e dia un immagine cosi arretrata dell’Italia. Chiediamo una rettifica e scuse formali a tutte le donne albanesi che vivono e lavorano in Italia.

lunedì 30 novembre 2009

25 novembre 2009 Una festa o una giornata di lotta?





(nelle immagini tre delle manifestazioni tenutesi a Pavia con Isokè Aikpitanyi e i CattiviRagazzi, a Stradella, a Spazio Musica e all'Osteria Sottovento)

quest'anno il 25 novembre si è caratterizzata come una giornata di lotta, la manifestazione di Milano contro gli stupri all'interno dei campi di concentramento per immigrati, finita a manganellate contro le donne manifestanti perchè accusavano un poliziotto di essere un porco stupratore (ma questo non si puù dire perchè per i suoi colleghi è un funzionario integerrimo e se si andrà a processo sarà assolto sicuramente), la manifestazione di Roma, molto bella e combattiva, le migliaia di manifestazione locali, l'attenzione della stampa ... ma ancora non basta, tante, troppe, sono state le manifestazione di maniera, banalizzanti del problema, vuote di contenuti, leggere e di maniera, quasi di fastidio da parte degli amministratori locali: bisogna farlo, facciamolo perchè dobbiamo e via. No, non ci siamo, dobbiamo fare in modo che il 25 novembre sia tutto l'anno, che i tanti, troppi, maschi all'interno delle istituzioni prendano coscienza di genere e che si impegnino in guesta guerra alla violena sulle donne. Si, si tratta di una guerra, con morti e feriti (donne) che tutti i giorni devastano la nostra coscienza e rovinano vite.

mercoledì 11 novembre 2009

Violenza e maschi


"25 novembre" giornata internazionale contro la violenza sulle donne, c'èra bisogno di una giornata internazionale? Siamo perplessi: la violenza sulle donne è una realtà talmente ovvia che non capiamo perchè occorra una giornata internazionale ... a meno che ... l'universo maschile fa di tutto per nascondere questa viltà. Ed è qui il problema: i maschi, carnefici, sono una maggioranza: silenziosa, complice, solidale, anzi direi sodale.

E' difficile sentire storie di donne, le donne sono discrete, riservate, schive, è difficile che si aprano a un maschio e raccontino le loro storie, se non quando sono costrette in un'aula di tribunale, ma anche questa è una violenza al lore essere, costringerle ha ripetere mille volte la loro pena, al medico che le accoglie al pronto soccorso, al poliziotto che raccoglie la denuncia, all'ispettore che apre le indagini, al giudice , pubblicamente in aula .... è un tormento, e molte donne soprafatte cedono, rinunciano, si ritirono, si arrendono alla violenza del potere maschilista. Ma qualche volta succede un miracolo, qualcuna parla con un uomo, e sono capite, già, che problema c'è nel capire una donna: basta lasciarle parlare ed ascoltarle. Ascoltarle, questa è la vera rivoluzione sessista.

lunedì 2 novembre 2009

Proposta di legge regionale: promozione dei Centri Antiviolenza



da LiberaMente: Percorsi di donne contro la violenza (coop sociale onlus)

condividiamo e diffondiamo


PROPOSTA DI LEGGE REGIONALE DI INIZIATIVA POPOLARE


“interventi di prevenzione, contrasto e sostegno a favore delle donne che subiscono violenza: promozione dei Centri Antiviolenza”

Ogni tipo di violenza e persecuzione nei confronti delle donne costituisce violazione dei diritti e delle libertà fondamentali sanciti dalla Costituzione e dalle Leggi


La Rete dei Centri Antiviolenza della Lombardia propone una legge regionale per prevenire la violenza favorendo la cultura del rispetto


x Contrastare efficacemente la violenza con azioni coordinate tra forze dell’ordine, giustizia, servizi sociali e sanitari, istituzioni
x Garantire interventi di sostegno alle donne
x Riconoscere i Centri Antiviolenza garantendone il funzionamento

Per presentare la legge al Consiglio Regionale abbiamo bisogno di 5.000 firme

ANCHE DELLA TUA
GRAZIE


alle cittadine e ai cittadini pavesi, alle amministratrici e agli amministratori pubblici, alle donne e agli uomini delle associazioni del territorio che renderanno possibile, con la loro firma, la presentazione della proposta di legge in regione Lombardia.

Un grande risultato sarà raggiunto e testimonierà la sensibilità collettiva al problema della violenza contro le donne.

Continuiamo a sostenere insieme la proposta, affinché diventi legge.

È POSSIBILE FIRMARE

Durante il mese di novembre 2009 presso gli uffici del Comune Di Pavia

25 novembre 2009 GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE, messaggio preliminare di Isokè


Mi permetto di ricordare a tutte e a tutti che questo sarà il 25 novembre del Decreto sicurezza; per le donne straniere,migranti, clandestine, vittime della tratta, questo 25 novembre dovrebbe pur dire qualcosa di nuovo; la tratta e la prostituzione coatta sono violenze sulle donne e innescano altre violenze; credo che tutte le donne debbano cominciare a dirlo molto chiaramente. Mi sembrerebbe molto strano e molto ingiusto, lo dico da donna a donna, che parlando di violenza sulle donne, le donne non si dichiarassero chiaramente e sempre contro la tratta: certo lo sono, lo siamo tutte, ma se non ne facciamo un impegno concreto, permetiamo che si facciano leggi e interventi riservati solo alle donne in regola, escludendo leclandestine, attuando cioè un altro respingimento. Le donne clandestine dovrebbero essere accompagnate dai servizi affrontando i loro problemi; qualcuno avrà come problema un marito o un compagno violento, o un uomo che le sottopone a stolcking, o un violento...le straniere clandestine hanno altri problemi, compresa la clandestinità e per ciascuna bisogna prevedere la necessità di fare ciò che serve. Non si dica che alle clandestine ci pensa la Bossi - Fini, perchè è falso e dirlo rende poco credibili anche tutte le altre battaglie.

Grazie

Isoke Aikpitanyi

giovedì 12 febbraio 2009

appello promosso da MaschilePlurale a cui aderiamo e invitiamo ad aderire



Invitiamo tutti a sottoscrivere l'appello di Maschile&Plurale contro la violenza sulle donne: la nostra esperienza maschile ha dato corpo alla dinamica che abbiamo definito COSCIENZA MASCHILE e che ci vede impegnati nel movimento maschile che ai contentui dell'appello fa diretto riferimento: terremo un incontro nazionale dei gruppi maschili i giorni 21 e 22 marzo a Pinerolo.


Le associazioni che fanno riferimento al Progetto la ragazza di Benin City firmano l'Appello promosso da

associazionenazionale
MaschilePlurale
La violenza contro le donne ci riguarda
prendiamo la parola e l'impegno come uomini

E' sempre più lunga la scia di delitti commessi da uomini contro ex mogli o fidanzate, contro compagne in procinto di lasciarli, violenze di gruppo, stupri consumati durante una festa o aggressioni. Violenze nate nel degrado delle nostre periferie, ma anche stupri e ricatti sessuali ad opera di italiani contro donne straniere e di stranieri contro donne italiane: comunque e sempre uomini. Le reazioni delle istituzioni ci sembrano inadeguate o addirittura negative. Per questo, ad oltre due anni dalla sua prima pubblicazione torniamo a proporre il nostro APPELLO AGLI UOMINI. Nel settembre 2006 era stato pubblicato e sottoscritto da quasi 1000 uomini di tutta Italia. Oggi lo rilanciamo come appello dell'Associazione Nazionale Maschile Plurale, nata nel maggio del 2007, e vi chiediamo di aderire.
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"Assistiamo a un ritorno quotidiano della violenza esercitata da uomini sulle donne, con dati allarmanti anche nei paesi "evoluti" dell'Occidente democratico. Violenze che vanno dalle forme più barbare dell'omicidio e dello stupro, delle percosse, alla costrizione e alla negazione della libertà negli ambiti familiari, sino alle manifestazioni di disprezzo del corpo femminile. Una ricerca del Consiglio d'Europa afferma che l'aggressività maschile è la prima causa di morte violenta e di invalidità permanente per le donne fra i 16 e i 44 anni in tutto il mondo e tale violenza si consuma soprattutto tra le pareti domestiche.
Siamo di fronte a una recrudescenza quantitativa di queste violenze oppure a un aumento delle denunce da parte delle donne? Resta il fatto che esiste ormai un'opinione pubblica e un senso comune, che non tollera più queste manifestazioni estreme della sessualità e della prevaricazione maschile.
Chi lavora nella scuola e nei servizi sociali denuncia una situazione spesso molto critica nei comportamenti degli adolescenti maschi, più inclini delle loro coetanee a comportamenti violenti, individuali e di gruppo.
Forse il tramonto delle vecchie relazioni tra i sessi basate su una indiscussa supremazia maschile provoca una crisi e uno spaesamento negli uomini che richiedono una nuova capacità di riflessione, di autocoscienza, una ricerca approfondita sulle dinamiche della nostra sessualità e sulla natura delle relazioni con le donne e con gli altri uomini.
La rivoluzione femminile che abbiamo conosciuto dalla seconda metà del secolo scorso ha cambiato il mondo. Sono mutate prima di tutto le nostre vite, le relazioni familiari, l'amicizia e l'amore tra uomini e donne, il rapporto con figlie e figli. Sono cambiate consuetudini e modi di sentire. Anche le norme scritte della nostra convivenza registrano, sia pure a fatica, questo cambiamento.
L'affermarsi della libertà femminile non è una realtà delle sole società occidentali. Il moto di emancipazione e liberazione delle donne si è esteso, con molte forme, modalità e sensibilità diverse, in tutto il mondo. La condizione della donna torna in modo frequente nelle polemiche sullo "scontro di civiltà" che sarebbe in atto nel mondo. Noi pensiamo che la logica della guerra e dello "scontro di civiltà" può essere superata solo con un "cambio di civiltà" fondato in tutto il mondo su una nuova qualità del rapporto tra gli uomini e le donne.
Oggi attraversiamo una fase contraddittoria, in cui sembra manifestarsi una larga e violenta "reazione" contraria al mutamento prodotto dalla rivoluzione femminile. La violenza fisica contro le donne può essere interpretata in termini di continuità, osservando il permanere di un'antica attitudine maschile che forse per la prima volta viene sottoposta a una critica sociale così alta, ma anche in termini di novità, come una "risposta" nel quotidiano alle mutate relazioni tra i sessi.
Un altro sintomo inquietante è il proliferare di mentalità e comportamenti ispirati da fondamentalismi di varia natura religiosa, etnica e politica, che si accompagnano sistematicamente a una visione autoritaria e maschilista del ruolo della donna. Queste stesse tendenze sono però attualmente sottoposte a una critica sempre più vasta, soprattutto – ma non esclusivamente – da parte femminile.
In un contesto di insicurezza (in parte reale, in parte enfatizzata dai media e da settori della politica), di continua emergenza e paura per azioni terroristiche e per le contraddizioni provocate dalla nuova dimensione dei flussi di immigrazione, nel dibattito pubblico la matrice della violenza patriarcale e sessuale è stata spesso riferita a culture e religioni diverse dalla nostra. Molte voci però hanno insistito giustamente sul fatto che anche la nostra società occidentale non è stata e non è a tutt'oggi immune da questo tipo di violenza. E' anzi possibile che il rilievo mediatico attribuito alla violenza sessuale che viene dallo "straniero" risponda a un meccanismo inconscio di rimozione e di falsa coscienza rispetto all'esistenza di questo stesso tipo di violenza, anche se in diversi contesti culturali, nei comportamenti di noi maschi occidentali.
Si è parlato dell'esigenza di un maggiore ruolo delle istituzioni pubbliche, sino alla costituzione come parti civili degli Enti Locali e dello Stato nei processi per violenze contro le donne. Si è persino messo sotto accusa un ipotetico "silenzio del femminismo" di fronte alla moltiplicazione dei casi di violenza.
Noi pensiamo che sia giunto il momento, prima di tutto, di una chiara presa di parola pubblica e di assunzione di responsabilità da parte maschile. In questi anni non sono mancati singoli uomini e gruppi maschili che hanno cercato di riflettere sulla crisi dell'ordine patriarcale. Ma oggi è necessario un salto di qualità, una presa di coscienza collettiva. La violenza è l'emergenza più drammatica.
Una forte presenza pubblica maschile contro la violenza degli uomini potrebbe assumere valore simbolico rilevante. Anche diffondendo e firmando questo Appello, convocando nelle città manifestazioni, incontri, assemblee, per provocare un confronto reale.
Siamo sempre più convinti che un filo unico leghi fenomeni anche molto distanti tra loro ma riconducibili alla sempre più insopportabile resistenza con cui la parte maschile della società reagisce alla volontà che le donne hanno di decidere della propria vita, di significare e di agire la loro nuova libertà: il corpo femminile è negato con la violenza. E invece viene anche disprezzato e considerato un mero oggetto di scambio (come ha dimostrato il recente scandalo sulle prestazioni sessuali chieste da uomini di potere in cambio di apparizioni in programmi tv ecc.). Viene rimosso da ambiti decisivi per il potere: nella politica, nell'accademia, nell'informazione, nell'impresa, nelle organizzazioni sindacali. Lo sguardo maschile non vede ancora adeguatamente la grande trasformazione delle nostre società prodotta negli ultimi decenni dal massiccio ingresso delle donne nel mercato del lavoro.
Proponiamo e speriamo che finalmente inizi e si diffonda in tutta Italia una riflessione pubblica tra gli uomini, nelle famiglie, nelle scuole e nelle università, nei luoghi della politica e dell'informazione, nel mondo del lavoro, una riflessione comune capace di determinare una svolta evidente nei comportamenti quotidiani e nella vita di ciascuno di noi."
Per controfirmare l'Appello : http://it.mc246.mail.yahoo.com/mc/compose?to=info@maschileplurale.it

Coscienza Maschile è una esperienza promossa da Progetto "nazionale" la ragazza di Benin City, La strada delle rose (Cremona e Verona), Cattiviragazzi (Pavia); referente http://it.mc246.mail.yahoo.com/mc/compose?to=claudio.magnabosco@gmail.com (Aosta)