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venerdì 1 aprile 2011

Merde schifose (*di Giovanni Giovannetti)


Breve storia di Slavoljub Kostic e della sua famiglia, sgomberati all'alba dal campo Sinti di via Bramante (Pavia) «Saranno state le sei, sei e mezza. Questa mattina i vigili di Pavia sono entrati nella mia roulotte nel campo di via Bramante, ci hanno detto fuori tutti, moglie e cinque figli, i bambini ancora in pigiama, hanno preso le nostre cose e le hanno messe lì fuori e l'assistente sociale che urlava prendi i tuoi figli e vai sulla strada. Ora sono qui, senza luce e senza niente a parte la mia rabbia. Fino a qualche anno fa stavo bene e guarda ora. Sedici anni e mezzo di contributi di lavoro come benzinaio sull'autostrada a San Zenone, poi meccanico in officina mezzi pesanti a Sannazzaro, poi a Rimini, fonderia alluminio, muratore quarto livello a Pavia e autotrasportatore. Sono di Belgrado, Serbia, e il mio nome è Slavoljub Kostic. Sono scappato nel 1992 per non andare in guerra. Mi ero appena soposato con Nerezda e quando è nato Jovan ho scelto l'Italia. Il primo permesso di soggiorno è per motivi umanitari, profugo, nel 1993; l'ultimo scadrà a luglio. facevo il benzinaio, Nerezda lavorava anche lei, avevamo progetti, il mutuo per l'acquisto di una casa. Poi ho subìto un infortunio alla gamba e mi hanno licenziato e quindi ho dovuto rinunciare al mutuo e alla casa. Da allora case in affitto, fino a quando, abitando a San Martino, ho voluto un lavoro più vicino, ma la nuova ditta è fallita e così ho dovuto nuovamente guardarmi intorno. Un giorno in un posto dove mangiano i camionisti un tipo mi fa “ma tu non cerchi lavoro? Ci sarebbe da portare questo camion a...” io cercavo e dico sì. Mi hanno fermato i Carabinieri e risulta che il camion l'avevano rubato. Ora è tutto chiarito, ma sono rimasto in prigione dall'11 ottobre fino a febbraio, e poi agli arresti domiciliari qui dentro in roulotte. Io ero in prigione, Nerezda e i cinque figli non avevano di che campare, hanno perso anche la casa e così dormivano dentro l'auto davanti al carcere di Torre del Gallo, in sei dentro un'auto per tutto l'inverno. A mezzogiorno mangiavano dai frati di Canepanova e la sera alla mensa del povero a San Mauro. Fino a quando il vicesindaco di San Martino ci ha dato mille euro per la roulotte. Luigi Bossi è della Lega ma con noi si è comportato bene, niente da dire, ci aveva assicurato che per un po' di tempo potevamo stare nel campo di via Bramante, anche se lì è comune di Pavia; a San Martino abbiamo la residenza e i due figli piccoli Tatiana e Zivorat frequentano le medie qui in paese. Jovan e Kristian invece vanno all'Ipsia. Cristina andava al Cossa, ma quando mi hanno arrestato ha dovuto rinunciare per aiutare la mamma. Poco fa sono passati per di qua i compagni dei due figli che vanno a scuola in paese, ci hanno visti per strada, hanno salutato e i piccoli si sono vergognati e sono corsi in roulotte a piangere. I vigili hanno sequestrato l'auto perché era senza assicurazione. A Nerezda un po' dispiace, per lei l'auto era come una seconda casa, ci ha abitato, e la usava per andare per ferro». Questa sera ho incontrato Slavoljub, la moglie Nerezda e i figli Jovan, Cristina, Kristian, Tatiana e Zivorat. Le Brigate di Solidarietà attiva animate da Giuseppe Invernizzi hanno messo a loro disposizione un generatore per la corrente elettrica, in modo che nottetempo non debbano stare al buio. Il sindaco eletto anche grazie al voto dei mafiosi, quel “Pupo” che mantiene in Giunta gli amici degli amici, ora viene a dirci che il nostro problema sono i Sinti pavesi o un Rom serbo da vent'anni a Pavia come Slavoljub. Deboli con i forti e forti con i deboli. Sindaco e assessori: fate schifo.

(*G. G.)


Che dire Giovanni!? Non possiamo che condividere !

domenica 9 maggio 2010

Solidarietà a chi distrugge muri


Un modo di dire corrente è "erigere un muro" quando ci si rifiuta di dialogaro o capire un problema, ebbene, la nuova amministrazione pavese di centro destra (più destra che centro) ha preso alla lettera il modo di dire: costruisce muri fisici, veri, di solidi mattoni e ottimo cemento. La prima azione "sociale" è stata quella di sgomberare il centro di accoglienza della città, buttare sulla strada cinque famiglie rom che vi erano alloggiate e ... murare. La seconda iniziativa: arrivare di soppiatto all'alba e murare il centro sociale cittadino, covo di sovversivi e pericolosi comunisti anarcoidi che rifiutano di farsi omologare dalla cultura razzista e xenofoba dominante. Ebbene sembra, anzi è certo, che oggi, 9 maggio 2010, sia sorta una specie di associazione di demolitori, demolitori che si propongono di abbattere i muri che questa amministrazione erige.

giovedì 18 febbraio 2010

Quando il razzismo uccide anima e corpo



In morte di Denis


di *Giovanni Giovannetti


Denis Istraila, 9 anni, se l'è portato via un tumore al fegato. Lo ricordiamo bimbetto nel 2007 alla Snia di Pavia e, dopo lo sgombero, di nuovo a Slatina, quartiere Progresu, nella sua baracchina di legno, fango e senz'acqua, con il padre Tanase Fanel, la mamma Narcisa e i numerosi fratelli.


Il padre Tanase aveva guidato lo sciopero della fame in piazzetta Maggi nei giorni successivi allo sgombero dalla storica fabbrica pavese; per gravi motivi di salute aveva poi accettato 250 euro offerti dalla Caritas per conto del Gruppo Zunino (uno dei proprietari della ex Snia) ed era tornato in Romania con la famiglia.


Pochi mesi dopo il nostro incontro a Slatina, nel marzo 2008 Tanase è tornato a Pavia: manovale in nero per 3 euro e 50 l'ora e una vita di merda, lontana dagli affetti famigliari. Troppa nostalgia, troppa malinconia... così nell'estate scorsa viene nuovamente raggiunto in Italia dalla famiglia e, non avendo altro, hanno bivaccato abusivamente tra i capannoni dell'ex Necchi: Denis ha frequentato le elementari all'“Ada Negri”, fino a quando......fino a quando il 25 settembre scorso il sindaco di Pavia ha allontanato “al buio” 17 Rom rumeni dall’area Necchi. “Al buio” significa senza prevedere alcuna sistemazione d’emergenza per la notte: 11 adulti e 6 bambini hanno così dovuto bivaccare sotto un ponte.


Motivo: «s’impone il ripristino della legalità», come ha più volte ripetuto. Nello stesso giorno, lo stesso sindaco era accorso scodinzolante ad applaudire le lacrime dell’assessore provinciale Rosanna Gariboldi, moglie del suo referente politico on. Giancarlo Abelli, da poco in carcere dopo aver riciclato denaro sporco per anni e anni.


Pattume e rumeni, scarti urbani e scarti umani. Nella Città dei Saperi nonché capitale del gioco d’azzardo, degli sportelli bancari e delle mafie sommerse quella notte le istituzioni hanno lasciato che 6 bambini dormissero all’aperto in riva al Ticino. Quattro di loro erano i figli di Narcisa e Tanase, che fino al giorno prima andavano a scuola.


Tanase poteva finalmente esibire un regolare contratto di lavoro, al quale ha dovuto rinunciare per stare vicino alla sua famiglia in mezzo a una strada. Tanase – che pure sarebbe stato in grado di pagare un affitto – dai locatori pavesi si era sentito rispondere «Albanesi e marocchini sì, rumeni no»: somiglia tanto a quel sinistro «vietato l’ingresso ai cani e agli italiani» o all'analogo «non si affitta ai meridionali» di cui si parla nei libri di storia, quando i rumeni eravamo noi. Così Narcisa, Tanase e i loro bimbi hanno dovuto fare precipitoso ritorno in Romania, inconsapevoli della malattia di Denis (sembra che a Pavia l'avessero visitato, senza che i medici se n'avvedessero).


Stamane è morto all'ospedale di Bucarest. Una dolce carezza, piccolo angelomio.Quali miopie, quali ipocrisie si celano dietro a tutto questo? Mi torna alla mente l’emergenza umanitaria dei Rom alla Snia, tre anni fa: la chiesa era lì a due passi, e il parroco ha negato loro l’acqua; chiedevano un tetto, e nessuno che abbia concesso una vecchia canonica disabitata, nonostante l’appello del Vescovo, né altri un qualche rudere dismesso.


Come a Gesù, duemila anni prima: «avevo sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete dato ospitalità» (Matteo, 25). Certi cattolici della domenica sono proprio fortunati. Sono fortunati, perché Dio non esiste. Se Dio esistesse li avrebbe già fulminati, inceneriti, schiacciati, squartati, trapassati con spade di fuoco. Se Dio esistesse li avrebbe aspettati alle porte dell’aldilà per rispedirli a pedate nell’aldiquà a patire le pene patite da un mendicante o da un immigrato, a sopportare l’umiliazione di un Rom o di un rifugiato, per la vita eterna.


Purtroppo per loro è esistito Gesù: «Allora quelli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato, straniero o nudo, malato o in prigione, e non ti abbiamo aiutato?” Ed egli risponderà: “Tutto quello che non avete fatto per aiutare anche l’ultimo di questi miei fratelli, non l’avete fatto neanche per me!”».
(nella foto la famiglia di Denis)
*per gentile concessione dell'autore condividiamo e diffondiamo

sabato 28 novembre 2009

Appello CGIL - UNICEF Pavia - condividiamo e diffondiamo


APPELLO ALLA CITTADINANZA ED ALLE ISTITUZIONI

Il giorno 27 Novembre, per decisione del Comune, il nucleo dei Rom che vive a Fossarmato sarà sgomberato e disperso nella città, stessa sorte per due famiglie di Via S.Carlo.
Il Comune si è impegnato a trasferire nella struttura di accoglienza di Via S.Carlo alcune delle famiglie di Fossarmato che hanno dimostrato di volersi integrare. Per tutti gli altri : la strada.
La recente esperienza di sgombero della ex Snia che ha coinvolto 200 Rom dovrebbe avere insegnato che le persone rimangono comunque sul territorio (ora sono 150) e che nessun patto che unisca solidarietà e legalità può reggere, senza progetti di accoglienza e sostegno all’integrazione.
Con “patto” intendiamo il binomio “diritti / doveri”: i diritti comportano di dar vita a progetti centrati sul lavoro per gli adulti e sulla scuola per i bambini.
I doveri riguardano invece l’assunzione di responsabilità e l’osservanza delle regole di convivenza civile: se queste non vengono rispettate, il patto decade.
Da anni il mondo del volontariato chiede all’amministrazione comunale un’azione di questo tipo: e’ stata chiesta alla giunta passata, lo si ripete ora.
Se tra le famiglie di Fossarmato ci sono uomini difficilmente difendibili, la cui presenza ha creato forti tensioni nel quartiere ed esposto l’intera comunità Rom al dileggio ed alla ostilità, altri – e sono la maggioranza – tentano di essere lavoratori responsabili e genitori che danno valore alla scuola per i figli, pur tra mille difficoltà legate ai pregiudizi, alla crisi economica ed a un diverso stile di vita.
Le assistenti sociali del Comune svolgono un importante lavoro di educazione, in particolare sui minori e sulle donne, al pari dei volontari della Associazione “Fuori Luogo”, che seguono il doposcuola di bambini e bambine . Occorre però che questo impegno non sia stato vano : bisogna almeno garantire che tutti, davvero tutti, possano terminare questo anno scolastico.
In merito a cosa succederà ai bambini Rom dopo lo sgombero il Comune ha formulato una proposta che valutiamo irrealizzabile : propone infatti che tutti i 12 bambini sgomberati siano ospitati in una comunità, pur sapendo che i genitori non si separeranno mai dai loro figli né i figli dai loro genitori.
In questi giorni si sono celebrati a Pavia e in tutto il mondo i 20 anni della “Convenzione sui diritti dell’infanzia”. Così recitano alcuni articoli di questa Legge del nostro Stato : art. 2 : “ Si adottano tutti i provvedimenti affinché il bambino sia tutelato contro ogni forma di discriminazione o di sanzione motivate dalle attività dei suoi genitori “ ; art. 3 : “ In tutte le decisioni relative ai bambini l’interesse superiore del bambino deve essere una considerazione preminente “ ; art.12 : “ Si darà al bambino la possibilità di essere ascoltato in ogni procedura che lo concerne “ .
Se non si scommette sui bambini, su questa “seconda generazione” che frequenta le nostre scuole, che e’ diventata amica dei nostri figli, l’integrazione sarà sempre più difficile e la sicurezza urbana soltanto uno slogan. Dobbiamo offrire a ciascuno e a tutti i bambini Rom la possibilità di rompere il circolo vizioso di povertà, isolamento e pregiudizio, per costruire le basi di una reale convivenza di cui abbiamo un profondo bisogno .
Con questo appello chiediamo pertanto e solamente di pensare all’interesse superiore dei bambini e delle bambine, di non procedere proprio nel freddo dell’inverno allo sgombero di Fossarmato ma di attendere ancora qualche mese per giungere al termine dell’anno scolastico .
Ci rivolgiamo alla comunità cittadina, alle istituzioni ed al mondo del volontariato perché, pur nella fermezza del rispetto delle regole di convivenza, prevalga ancora la capacità di dialogo ed il senso di umanità e che ha sempre contraddistinto la città di Pavia.
CGIL PAVIA
COMITATO PROVINCIALE DI PAVIA PER L’ UNICEF