mercoledì 2 giugno 2010

POTERE MASCHILE: UN FURTO ALLE NOSTRE VITE



Mi capita sempre più spesso di riflettere sul potere maschile e su cosa siamo diventati. Ho cominciato da qualche anno a frequentare, per le occasioni che mi è consentito, in quanto uomo, un centro antiviolenza della Lombardia. Ho potuto vedere molti film a tema e ascoltare le riflessioni di queste donne. Ho imparato quanto possa arricchire una relazione di dialogo e confronto reciproco con il genere femminile. Anche se ho un carattere chiuso e non sempre riesco ad aprirmi con gli altri. Oggi mi chiedo come ho potuto farne a meno in tutti questi anni. Queste donne sono diventate per me molto care, al punto di sentirne la mancanza se passa molto tempo senza vederle. Ho conosciuto la violenza sulle donne per la prima volta attraverso un gravissimo fatto di cronaca. Da trent'anni non riesco a dimenticare la dolcezza del viso di Mary D'Amelio uccisa a Milano. Mi sono chiesto più volte il perchè di ogni violenza di genere, come se per episodi di questo tipo ci fosse una motivazione valida. Ad oggi non sono ancora riuscito a capire come si possa arrivare a tanto. Dopo aver guardato negli occhi una donna trovo ancora più difficile comprendere simili gesti e il perchè di tanto odio. Dalle statistiche apprendo che l'80% di chi esercita violenza è ben conosciuto dalla vittima. Valentina nel corso di una serata ha detto le parole “violenza da fiducia”. Dopo averle ascoltate ho provato un forte disagio. In ogni relazione di coppia la donna dovrebbe ricevere tantissimo amore, rispetto, carezze e sicurezza, ma capita che siano sostituite da paura, botte e lividi e in diversi casi si arriva a conseguenze estreme. Durante le iniziative dello scorso 25 novembre è stato proiettato un film realizzato con le classi di una scuola locale. Aziz, uno dei protagonisti, ha detto che in una coppia ci deve essere rispetto e amore. A prima vista potrebbe essere una considerazione banale. Talmente banale che si è smesso di pronunciarla. Si continua comunque a fare serate a tema per ricordarlo. Ho sentito dire molte volte che l'origine di tutto è stato il modello patriarcale. Ecco che ritorna ancora il potere maschile. Come spiega la parola, se è potere qualcosa dovrà pur significare. Ho provato a riflettere sulla mia persona e a considerare quali “vantaggi” mi abbia portato nel corso della vita. Ho cominciato a cercare dentro di me qualcosa che possa non solo giustificarlo, ma anche renderlo in qualche modo indispensabile. Mi è capitato di trovarmi in uno spazio chiuso come un ascensore, da solo in presenza di una donna e ho potuto percepire la sua paura nei miei confronti. Ho provato disagio nel sentire il suo sguardo puntato addosso per il timore che potessi farle del male. Troppe volte le ragazze con le quali mi è capitato d'interagire non hanno avuto fiducia in me in quanto uomo (se non mi conoscono più a fondo) e ci rimango sempre male. Pago questa mancanza di fiducia per essere un uomo. Perchè un uomo può fare del male ad una donna. La violenza sulle donne è sempre maschile e, come dicono gli amici di Maschile Plurale, ci riguarda. In una strada di sera o sempre più spesso di giorno vedo donne e ragazze che camminano con lo sguardo rivolto a terra. Capita sempre di meno di poter scambiare un sorriso con una di loro. È così bello il sorriso di una donna, può regalarti un momento di gioia o addirittura renderti migliore la giornata. Questi sono solo alcuni esempi. Allora questo potere maschile che vantaggi mi ha portato? Con la mia presenza posso far provare paura e timore alle donne e di conseguenza ottenere una mancanza di fiducia. Tutto questo non lo considererei potere, ma vigliaccheria. In questo momento non mi viene in mente un termine adeguato. Io voglio poter dialogare tranquillamente con una donna, scambiare un sorriso, farle un complimento per un vestito o per la sua pettinatura oppure incrociare i nostri sguardi senza che tutto questo generi dei problemi. Questo “irrinunciabile potere maschile” sembra più una disgrazia che una condizione desiderabile. Se questi sono i risultati, preferisco rifiutare questa “eredità maschile” che non ho neppure voluto, ma mi sono trovato addosso. Ho sentito troppe volte pronunciare le classiche e noiose frasi tipo: “comportati da uomo”, “sii uomo”, “devi essere uomo”, “gli uomini non si comportano così” etc. Mi chiedo: come si dovrebbe comportare un uomo, da quale punto di vista e con quali regole? Ma anche: con le regole stabilite da chi e perchè? Ci siamo mai chiesti perchè un uomo non può manifestare pubblicamente le proprie emozioni e si deve vergognare a comunicare i propri sentimenti all'esterno? Anche agli uomini capita di piangere, perchè sono esseri umani con le proprie fragilità, i propri timori, le proprie paure, come tutte le persone. Piangere è segno di debolezza e, secondo le regole maschili, non si deve fare. Ad un uomo può capitare di piangere, ma lo deve fare di nascosto, da solo e senza farsi vedere. In pratica ci è impedito! Per non subire l'emarginazione seppelliamo dentro di noi troppe emozioni e sentimenti, evitando accuratamente ogni contatto con l'esterno delle nostra sfera emotiva. Abbiamo imparato a tenerci tutto dentro, creandoci dei blocchi mentali che ci impediscono di vivere ancora meglio di quanto possiamo fare attualmente con noi stessi e con gli altri. Il potere maschile è un furto a carico delle nostre vite: ci ha rubato la possibilità di vivere una vita meravigliosa insieme alle donne. In questa condizione ci roviniamo la vita creando problemi a chi ci sta vicino, continuando ad accumulare tensione e disagio senza la possibilità di chiedere aiuto. Perchè è sconveniente ed è una pubblica ammissione delle nostre debolezze. E, inoltre, non ne siamo capaci. Arriva il momento che non si riesce più ad accumulare e per il più piccolo motivo si esplode. Allora capita di sentire al telegiornale che un padre, davanti alla propria famiglia, uccide un altro padre, davanti a sua moglie e a suo figlio, per un parcheggio. Esplosioni di rabbia che derivano direttamente dal “potere maschile” e dalle sue assurde regole. La possibilità d'interagire con il genere femminile, senza che questo “avvicinamento” nasconda lo scopo finale di una relazione, è estremamente bella e gratificante dal punto di vista dell'arricchimento reciproco. Bisognerebbe ascoltare di più le donne e anche amarle di più. Avremmo tutto da guadagnare e niente da perdere. Facendo del male alle donne facciamo del male a noi stessi. Nessun vantaggio maschile può valere il prezzo delle lacrime e dei lividi addosso alle donne. Siete tutte delle persone meravigliose
Giorgio Ferrari *




* Giorgio è componente del movimento "Maschile&Plurale", collabora con i CattiviRagazzi e con il progetto La Ragazza di Benin City, a lui un ringraziamento particolare per questo suo pezzo di altissima umanità maschile: grazie Giorgio

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