domenica 8 febbraio 2009

Anche questa è vita

Una decina di immigrati di origini tunisina, hanno tentato di togliersi la vita all’interno del Centro di prima accoglienza di Lampedusa.
La notizia è stata confermata dai vertici della cooperativa che gestisce il centro.
Sconvolti dal fatto che saranno presto rimpatriati, due tunisini hanno tentato di impiccarsi mentre altre due di tagliarsi le vene con lamette da barba. Tutti e quattro sono adesso nel poliambulatorio dell’isola e non correrebbero pericolo di vita.
A causa del trambusto provocato dai tentativi di suicidio per 950 ospiti del centro, quasi tutti tunisini, c’è stato un lieve ritardo nella consegna del cibo: «Tutti hanno mangiato» fanno saper dal Cpa.
Un’equipe, formata da prefetti e funzionari di polizia inviati dal ministero dell’Interno, sta vigilando su quanto accade nel centro di accoglienza di Lampedusa dove un centinaio di immigrati sta continuando lo sciopero della fame e altri immigrati avrebbero tentato di suicidarsi. Un uomo è stato trasferito d’urgenza a Palermo con l’eliambulanza per profonde ferite alla trachea. Sarebbero una decina, complessivamente, quelli che avrebbero provato ad impiccarsi utilizzando i propri indumenti e ingoiando lamette e bulloni.

Chissà perché il “diritto alla vita” deve essere riconosciuto a un embrione e a un corpo tenuto in stato vegetativo da macchinari e farmaci in modo disumano e non è riconosciuto a chi tenta disperatamente di sopravvivere: alle migliaia di “morti bianche”; ai deportati del lager di Lampedusa?
Perchè in Italia,come in altri paesi del mondo una vita ha importanza in prospettiva a quanto possa essere strumentalizzata.

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